Assessori, affari e nomine | Il silenzio non regge più

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08 Gennaio 2020, 20:04

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Adesso qualcosa va chiarita. Il silenzio non regge. Lo avevamo in qualche modo suggerito, già pochi mesi fa, quando erano emersi i contorni del “caso Arata” e i tentativi di influenzare il governo regionale. Nessuna questione penalmente rilevante, al momento, per i componenti della giunta Musumeci. Ma dalle dichiarazioni dell’assessore regionale al Territorio, Toto Cordaro, emerge una enorme questione politica che va spiegata dal governatore.

“L’assessore all’energia Alberto Pierobon, a iniziare dall’autunno del 2018, – dice Cordaro ai pm – iniziò a invitarmi e più volte a sollecitare gli uffici competenti ed evadere la pratica di Arata. L’impressione che ebbi è che Pierobon desse per scontato che la commissione si esprimesse nei termini evoluti da Arata”. Una volta “Pierobon, insieme a Paolo Arata, – aggiunge Cordaro – mi venne a trovare all’inizio di una seduta parlamentare chiedendomi ancora una volta della pratica pendente e sollecitandomene ancora una volta la definizione”.

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Le parole di Cordaro, insomma, tirano in ballo chiaramente un collega della giunta. Che a sua volta, in commissione antimafia aveva spiegato che il suo intervento era finalizzato solo a evitare che un privato decidesse di non investire a causa delle pastoie burocratiche. Ma già in quei giorni, come detto, era emerso il vero tema politico. Pierobon a sua volta aveva “rimproverato” a un altro assessore, Mimmo Turano, di non averlo avvisato delle relazioni tra Arata e il “re dell’eolico” Vito Nicastri che ha già patteggiato. E allo stesso tempo, Pierobon lamentava la scarsa comunicazione con i due dirigenti generali del suo assessorato: Tuccio D’Urso e Salvo Cocina.

Insomma, qualcosa in quella giunta non funziona. E qualcosa è da chiarire. La scelta del governatore di tenersi fuori da queste vicende che lambiscono il suo esecutivo, ma ne offrono l’immagine di un governo dilaniato al suo interno, attraversato dai sospetti, non può più reggere. Così come non “tiene” il silenzio sulle vicende Oikos e Brandara, così come ricordato oggi dal presidente dell’Antimafia regionale Claudio Fava. Vicende tutte che riguardano la gestione della cosa pubblica, le articolazioni della Regione, gli affari privati all’ombra della collettività. E il silenzio finisce per allungare, a torto o a ragione, ombre sulla “salute politica” di questo governo.

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08 Gennaio 2020, 20:04

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