Clan Assinnata, 9 arresti |Dall’inchino al potere mafioso

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28 Agosto 2018, 07:00

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PATERNO’ – Si sono eletti “capi militari” di Paternò, rimarcando la linea di successione e di potere del boss Assinnata. Forti di quell’alleanza storica con la famiglia Santapaola. Questa mattina Paternò però si sveglia con un sussulto di legalità: i carabinieri hanno eseguito un’ordinanza emessa dal Gip di Catania su richiesta della Dda etnea nei confronti di 9 persone (una risulta ancora irreperibile). Gli indagati, tutti referenti al clan paternese, sono accusati di associazione finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, tentato omicidio ed estorsione con l’aggravante del metodo mafioso.

L’inchiesta ha documentato il “predominio criminale” che gli Assinnata sono riusciti a costruirsi in questi ultimi anni a Paternò (dal 2015 al 2017), rispetto anche alle altre consorterie mafiose e ai clan rivali. Prova di questo “potere mafioso” è anche – per gli investigatori –  il “segno di reverenza dell’inchino durante i festeggiamenti di Santa Barbara del dicembre 2015”. Un inchino, con tanto di colonna sonora de Il Padrino, che ha portato anche una troupe de Le Iene all’ombra del castello Normanno. “Noi eravamo già sul posto, perché le indagini erano già state avviate da diversi mesi”, ha detto il comandante dell’Arma Covetti nel corso della conferenza stampa. “E voglio ricordare che uno dei due cerei coinvolti nell’inchino è quello dei dipendenti comunali”, dice il procuratore aggiunto Puleio. Anche se va precisato che i portatori non sono dipendenti comunali. “E inoltre – aggiunge il magistrato – l’episodio è oggetto di un colloquio tra la moglie di Salvatore Assinnata e lo stesso boss. Il padre di Domenico rimprovera il figlio, attraverso la madre, per aver tenuto un comportamento non idoneo a un’organizzazione mafiosa in quanto alza i riflettori nei confronti del clan”.

L’inchiesta denominata “Assalto” – coordinata dal procuratore Carmelo Zuccaro, l’aggiunto Francesco Puleio e i pm Bonomo e Sincero – rappresenta la fisiologica prosecuzione dell’indagine “The End” che nel 2016 portò all’arresto di 14 persone del clan Assinnata. I carabinieri hanno ricostruito le nuove posizioni di vertice all’interno della cosca. Domenico Assinnata junior avrebbe preso il posto del padre Salvatore (detenuto in carcere) in tutto e per tutto: non solo negli affari criminali, ma anche negli incontri con altri boss. Anche di notevole spessore criminale.

In merito alle estorsioni le indagini hanno permesso di “ricostruire il volume d’affari illegali del clan nel settore delle estorsioni ai danni di alcuni imprenditori”, scrivono gli inquirenti.  In particolare i carabinieri hanno individuato i presunti autori di di due atti intimidatori ai danni di una ditta di autonoleggio. Nella prima occasione è stata “incendiata l’autovettura del titolare”, nella seconda invece è stata sfondata “la vetrina e la porta di ingresso della ditta, nonostante queste fossero antisfondamento”.

A chiudere il cerchio sugli indagati, diversi collaboratori di giustizia. Tra questi anche un nuovo pentito Antonino Giuseppe Caliò, chiamato ‘a stallera. 

I NOMI DEGLI ARRESTATI. Domenico Assinnata, di 28 anni, attualmente ristretto presso casa circondariale di Siracusa; Erminio Laudani, di 49 anni; Gaetano Laudani, di 21 anni;  Marco Impellizzeri, di anni 25; Samuele Cannavò, di 21anni , attualmente ristretto presso casa circondariale di Siracusa; Marco Giuseppe Sciacca, di 24 anni, Cristian Terranova, di 26 anni; Ivan Gianfranco Scuderi, di 24 anni; Rosario Sammartino, di 39 anni. Il decimo indagato, Salvatore Alex Atanasio di 26 anni è al momento irreperibile.

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28 Agosto 2018, 07:00

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