Cronaca

Assolti dall’accusa di omicidio, Corte: “Prova contraddittoria”

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16 Gennaio 2021, 12:48

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SIRACUSA – I due imputati sono assolti “perché è contraddittoria la prova che gli stessi abbiano commesso il fatto”. Con questo verdetto si è chiuso il processo di primo grado davanti alla Corte d’Assise che ha ritenuto di assolvere Alfio Sanbasile e Raffaele Randone, affiliati al clan Nardo di Lentini, dall’accusa dell’omicidio di Sebastiano Garrasi commesso il 30 aprile 2002 a Carlentini. Una sentenza con formula dubitativa che si fonda, leggendo gli atti di verbale del processo, sulla ricostruzione fornita dal testimone chiave, il pentito Alfio Ruggeri, e gli esiti dell’autopsia eseguita dal medico legale, Francesco Coco che è stato lungamente esaminato nel corso dell’istruttoria dibattimentale.  

Il collaboratore di giustizia, che è si è autoaccusato di questo delitto ed è stato già condannato in via definitiva, ha raccontato che Garrasi avrebbe avuto una taglia sulla testa già da diverso tempo: Franco Malino, ex boss del clan di Lentini ucciso quasi venti anni fa, avrebbe ordinato l’uccisione della vittima, che già a fine anni ’80 sarebbe sfuggito a un agguato. Garrasi, per volere di Alfio Sanbasile – all’epoca latitante – ha raccontato ancora il pentito Ruggeri – sarebbe stato inserito nel loro gruppo interno al clan Nardo. Malino, quando avrebbe saputo di questo sorta di avvicinamento, avrebbe formulato la richiesta di farlo fuori. Sanbasile ,per evitare scontri interni e non rovinare i piani della formazione del gruppo ‘autonomo’ che stava costituendo, avrebbe acconsentito all’uccisione dell’uomo.

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Garrasi sarebbe stato portato in una zona di campagna con la scusa di un appuntamento: Raffaele Randone lo avrebbe prima pugnalato, ma ci sarebbe stata la reazione dell’uomo e a quel punto Sanbasile – in auto con lui – avrebbe sparato due colpi. Poi il corpo sarebbe stato spostato e la macchina bruciata. Garrasi è stato trovato a pochi metri dall’auto incendiata. E il suo corpo in molte parti si presentava ustionato. Questo ha reso difficile il lavoro del medico legale che però – con tutti i limiti delle parti carbonizzate – ha dichiarato di non aver “trovato ferite di armi bianche”. Inoltre la ricostruzione fornita non sarebbe “compatibile con i risultati degli esami autoptici”. Il medico legale, inoltre, ha sollevato qualche dubbio anche sul fatto che l’omicidio sia avvenuto in un luogo diverso da quello del rinvenimento. 

Altro pezzo importante dell’accusa sono state le dichiarazioni del pentito Vincenzo Piazza, che però ha risposto con molti “non ricordo” alle domande del pubblico ministero. Nel corso delle varie udienze, Raffaele Randone, difeso dall’avvocato Maria Lucia D’Anna, ha rilasciato molte dichiarazioni spontanee respingendo le accuse e soprattutto le versioni dei collaboratori di giustizia.  L’accusa aveva chiesto la condanna all’ergastolo per i due imputati. Ma la Corte d’Assise di Siracusa ha ritenuto di assolvere con formula dubitativa Randone e Sanbasile. Interessante sarà leggere le motivazioni della sentenza che saranno depositate tra 90 giorni. 

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16 Gennaio 2021, 12:48

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