22 Febbraio 2022, 15:01
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L’avvocato catanese Gaetano Tafuri, coinvolto nell’inchiesta della Guardia di Finanza sulla precedente governance dell’Azienda Siciliana Trasporti, è un lombardiano di ferro. Già assessore al bilancio del comune di Catania negli anni dello scomparso sindaco Umberto Scapagnini, Commissario ministeriale della Circumetnea, vicepresidente di Ast durante il governo Lombardo. Poi è tornato nella società come presidente. E in questa veste aveva addirittura pensato di progetto di creare una società aerea (“LeAlidiSIcilia”) targata Ast. Un progetto sonoramente bocciato da Musumeci ancor prima di decollare. Tafuri ha ricoperto il ruolo di vertice fino a poco più di un mese fa. Al suo posto è arrivato Santo Castiglione. Raffaele Lombardo avrebbe avuto già in mente un futuro per il suo pupillo: candidarlo a sindaco di Catania. Certo, con l’inchiesta scoppiata oggi, i piani potrebbero essere cambiati. Ma Tafuri è già uscito ‘indenne’ – con l’assoluzione piena – da altri tsunami giudiziari. Come quello sul buco di bilancio al Comune.
Che qualcosa sarebbe successo sul caso Ast non è certo una sorpresa. Nei mesi scorsi perquisizioni e sequestri negli uffici del ‘carrozzone’ dei trasporti siciliano aveva fatto sentire l’eco del tintinnio di manette. E così è stato. A finire ai domiciliari è stato solo uno dei sedici indagati, l’ex direttore Ast Andrea Ugo Enrico Fiduccia. Il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto idonea nei confronti dell’avvocato catanese invece la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio. Misura che è scattata per due episodi di falso.
Il nome di Gaetano Tafuri compare in 5 dei 22 capi di imputazioni. Il primo ‘disegno’ ricostruito nelle oltre 200 pagine dell’ordinanza è quello dell’estromissione di Barone Gomme snc (fornitore storico di Ast) dal giro delle forniture al fine di “favorire un altro imprenditore” (Schirò srl) “attraverso avvisi di gara ritagliati ad hoc”. Il legale rappresentante della Barone fa partire una serie di esposti. Tafuri sentito dagli inquirenti respinge qualsiasi ipotesi di gara pilotata. Anzi getta sospetti sul passato rapporto tra Ast e Barone. Le intercettazioni e le documentazioni però metterebbero in luce un piano per escludere la società a priori. E quando Fiduccia arriva nell’ufficio di Tafuri per parlargli della ‘manifestazione d’interesse per l’acquisto dei pneumatici”, quando si parla dell’offerta della Barone Gomme l’ex presidente Ast precisa che “è da escludere per essersi reiteratamente “relazionato male con l’amministrazione appaltante”. Addirittura, dopo averla esclusa, in un’altra conversazione Tafuri dice a Fiduccia – riferendosi a Barone – che nella prossima gara “non lo invitiamo e lo escludiamo”. Insomma ci sarebbero stati “accordi sottotraccia” nel comune “intento di danneggiare Barone Gomme”. Il gip, comunque, ritiene che “dei reati va ritenuto responsabile, a livello gravemente indiziario, solamente Fiduccia e non anche Tafuri, informato dal primo solo successivamente alla formulazione della manifestazione di interesse”.
Il nome di Tafuri poi esce fuori nella procedura di gara per l’incarico di revisore contabile del bilancio di Ast per gli esercizi 2019, 2020 e 2021. La ‘testa pensante’ rimane Fiduccia, ma Tafuri avrebbe appoggiato il metodo non certo trasparente. Negli atti è finito un verbale che sarebbe stato elaborato in una data successiva a quella ufficiale. Che è il 7 febbraio 2020. Ci sarebbe stato un accordo tra i dirigenti Ast e Felice Maria Genovese, commercialista partecipante alla gara e gradito a tutti gli indagati. Alla fine si trova un escamotage per annullare la gara: “il bando è stato fatto male”, dice Tafuri intercettato. Per il presidente dell’Ast occorre intervenire “prima che esce la graduatoria, perché se no, chiaramente siamo in fase avanzata”. Quindi Tafuri propone: “annulliamo subito e facciamo subito avviso di nuova gara”. Alla fine si è proceduto all’affidamento diretto.
Per il gip la posizione di Tafuri, rispetto a quella dell’ex direttore Fiduccia (ai domiciliari), è “meno compromessa”. Ma “è indubbio – scrive – che Tafuri abbia avvallato e condiviso il modus operandi del collega, dimostrando nella vicenda della revoca della gara per l’affidamento del servizio di revisore dei conti una indifferenza rispetto alle regole di formazione della volontà contrattuale dell’Azienda, il tutto – annota ancora il giudice – a fini evidentemente personali, identificabili nella volontà di dare all’esterno, prima di tutto alla Regione Siciliana, un’immagine patinata di sé e della sua gestione amministrativa”. L’immagine che ne esce oggi, però, non è certo patinata. Anzi.
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22 Febbraio 2022, 15:01