Ast, incognite e tensioni: i possibili scenari prima della revoca

Ast, incognite e tensioni: i possibili scenari prima della revoca

Il presidente di Sais (che subentrerà all'azienda pubblica a Siracusa) chiarisce: "La politica è davanti ad un bivio"

Perde pezzi l’Azienda siciliana trasporti. Appesa, in queste ore, a un filo invisibile, teso e terribilmente sottile, legato alla decisione del governatore della Sicilia Renato Schifani che provvederà, nelle prossime ore, alla revoca del Consiglio di amministrazione. La data cerchiata in rosso è il 12 aprile. Ma è bastato annunciare l’azzeramento del management, ufficialmente motivato con il ritardo nell’approvazione del bilancio, per innescare il caos: al vertice dell’azienda e tra i lavoratori della società regionale delle autolinee, il cui futuro appare assai incerto.

Di sicuro dal prossimo 17 aprile la Sais, società privata, subentrerà ad Ast nella gestione del trasporto urbano a Siracusa. “Ma questo sarà solo un rodaggio perché alla fine del mese di maggio avvieremo le nuove linee”, aveva spiegato qualche giorno fa il sindaco di Siracusa Francesco Italia. La fase di passaggio da Ast a Sais si concluderà, infatti, nei primi di giugno. 

Prima di allora, lo scoglio da superare per l’Ast sarà il suo futuro prossimo. Ma andiamo con ordine. L’Azienda siciliana trasporti dichiara formalmente a fine febbraio che non è più disposta a proseguire con il Comune di Siracusa, il quale si mette in allerta e velocemente prepara una gara che va deserta.

Nel frattempo Sais Autolinee insieme ad un’altra azienda avanza una manifestazione di interesse. E con provvedimento d’urgenza viene consentito a Sais di subentrare ad Ast attraverso il sistema dell’affidamento diretto previsto dalla normativa in caso di interruzione di servizio, ma per un massimo di due anni. Dopo, si procederà con una gara europea per la gestione del servizio che avrà una durata di 9 anni. Per 24 mesi, il costo del servizio è di 4,874 milioni di euro: 600 mila a carico del Comune, il resto della Regione. Circa due milioni di euro l’anno. 

“Questo ingresso di Sais in Ast si inserisce nella cornice di una situazione molto complicata per l’Azienda siciliana trasporti. Si tratta di un provvedimento tampone. Siamo subentrati in corsa. Ma solo per 24 mesi”, ribadisce il presidente di Sais Autolinee, Antonio Graffagnini, riconfermato presidente Anav, l’associazione nazionale dell’autotrasporto, a giugno 2023. 

Il privato subentra al pubblico, insomma. Realtà a Siracusa, scenario plausibile destinato a replicarsi anche altrove in una prospettiva, per alcuni temuta, per altri inevitabile. Graffagnini non si sottrae. “È evidente che c’è una situazione poco felice all’interno della partecipata regionale. Potenzialmente potrebbe subentrare ad Ast qualsiasi altra azienda privata in altri servizi urbani. Bisogna capire quale sarà l’indirizzo del nuovo Cda”.

Ciò che accade a Siracusa potrebbe anche accadere altrove. “Fermo restando che per gli altri servizi urbani l’Ast ha subìto l’atto impositivo dei sindaci che ha una scadenza di 24 mesi”, aggiunge Graffagnini. “Tutti i contratti di servizio di trasporto pubblico urbani ed extraurbani erano scaduti – spiega il presidente Sais – A questo punto l’amministrazione regionale aveva la necessita di assicurare la continuità del servizio. Lo strumento trovato era l’atto impositivo che esercita il Comune. E se Ast dovesse esprimere la volontà di andare verso l’affidamento “in house”, questi atti impositivi cesserebbero prima della scadenza naturale dei 24 mesi”. 

Per l’azienda pubblica si apre un ventaglio di possibilità. “L’Ast ha un debito pesante – ragiona Graffagnini analizzando gli scenari – La politica è dinanzi ad un bivio: o la ricapitalizza e quindi deve indicare una via d’uscita, un piano industriale, un procedimento virtuoso, e potrebbe essere quello dell’affidamento diretto dei servizi, o procede con il ridimensionamento dell’azienda, oppure con la sua liquidazione. Ciò significa che i servizi vengono messi a gara insieme ai nostri, quindi insieme a quelli di tutta la categoria che opera nel settore”. 

Del resto l’opzione in house è quella che scongiurerebbe il rischio di partecipazione alle gare: “Nelle condizioni attuali Ast non potrebbe partecipare, prima andrebbe ricapitalizzata”, osserva Graffagnini. “E per rimetterla in sesto – stima il presidente Sais – servono all’incirca 70milioni di euro”.

Resta il nodo del personale, circa 800 persone (574 dipendenti effettivi, più circa 200 interinali),che andrebbero garantite comunque, “sia nell’ipotesi di gare sia nell’eventualità di una liquidazione con un’eventuale ricollocazione. Nel caso dell’ipotesi in house, c’è però sempre un esubero di personale che andrebbe snellito”. 

Ast come Alitalia, insomma, fatte le debite proporzioni. “Esattamente, si metteva sempre denaro ma era in perdita. L’operazione Ast comporterà un’operazione di risanamento reale, l’azienda dovrà stare in piedi senza essere ridimensionata, bisognerà renderla competitiva e ricollocare in qualche altra azienda regionale il personale in esubero. La ricapitalizzazione non può non comportare un procedimento virtuoso”.


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