27 Giugno 2018, 08:06
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CATANIA – A Bari il Tribunale è stato sgomberato per rischio crollo. A Catania i processi sono rinviati perché non funziona l’impianto dell’aria condizionata del palazzo di Via Crispi. Le crepe della Giustizia non riguardano solo burocrazia e carte bollate ma anche i luoghi dove si esercita uno dei più alti compiti dello Stato. Una situazione oramai insostenibile che ha portato all’estensione degli avvocati per tre giorni: dal 25 al 27 giugno. Una protesta, oggi arrivata al terzo giorno, a cui ha aderito anche la Camera Penale “Serafino Famà” di Catania. In un lungo comunicato firmato dal presidente, l’avvocato Salvatore Liotta, si evidenziano i gravi problemi che ogni giorno i penalisti catanesi devono affrontare.
Partiamo dai processi nell’ex Pretura. “A Catania il Presidente del Tribunale è costretto, per il secondo anno di seguito, ad emettere un provvedimento con il quale autorizza i giudici a disporre, su eventuale istanza dei difensori, il rinvio dei processi con sospensione dei termini di prescrizione a causa del perdurare del guasto all’impianto di condizionamento del plesso di via Crispi che rende invivibile quello spazio giudiziario e impossibile affrontare con dignità il compito del giudicare e del difendere”.
E non è finita. Perché al Tribunale di Sorveglianza la situazione forse è peggiore. “A Catania, da anni ormai, gli avvocati devono esercitare il loro ufficio di difensori avanti al Tribunale di Sorveglianza, attendendo la loro udienza in una minuscola stanzetta che ne umilia la dignità di professionisti e di persone”.
E per fare un esempio concreto, nella lunga nota si cita un caso accaduto di recente a Catania. “Un Giudice è stato costretto a chiedere scusa per aver dovuto tenere udienza in un’aula del tutto inadeguata per i 110 imputati detenuti che hanno dovuto seguire il loro processo, stipati in una gabbia come animali da batteria e con enormi problemi di sicurezza, affrontati grazie all’impegno degli agenti della Polizia Penitenziaria e alla “disponibilità” ed al buon senso degli avvocati”.
“Troppo spesso, a Bari come a Catania, – denuncia il presidente Liotta della Camera Penale di Catania – i luoghi della giustizia non consentono di rispettare la dignità degli uomini e delle donne che in quei luoghi lavorano, esercitano professioni, esercitano il loro ufficio di magistrati e, soprattutto, assistono ai processi che possono segnare profondamente la loro vita. Troppo spesso – chiosa il penalista – dignità è parola espulsa da quei luoghi”.
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27 Giugno 2018, 08:06