10 Marzo 2018, 19:13
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SIRACUSA – “Io sono uno che, soprattutto negli ultimi anni, cerco di non apparire, anche su Milano e su Roma. Io ho amici che camminano con l’autista piuttosto che viaggiare in business class ogni volta che si spostano”. Parole di Alessandro Ferraro, una delle persone più vicine all’avvocato Piero Amara, al centro dello speciale dedicato dal mensile “S” al sistema Siracusa. Uno speciale di 40 pagine curato da Saul Caia e Andrea Ossino. Originario di Napoli, classe 1961, si dipinge, parlando con gli amici, come “un consulente”, e segue “delle società che fanno business nel mondo, che hanno bisogno di conoscere i sistemi operativi, di conoscere il mondo politico, il mondo dell’imprenditoria”. Il tutto cercando “di non apparire”. Ed effettivamente, per i non addetti ai lavori, “Sandro Napoli” non esiste. Ma per gli inquirenti che hanno alzato il sipario, il nome Alessandro Ferraro non è di secondo piano.
MAGISTRATI INTERCETTATI – Gli inquirenti ipotizzano l’esistenza di un sistema complesso, in grado di gestire delicate vicende giudiziarie indirizzando le indagini. Uno dei punti di riferimento nella Procura di Siracusa sarebbe, secondo gli uomini guidati dal procuratore di Messina Maurizio De Lucia, il magistrato Giancarlo Longo, attualmente ai domiciliari, che tra l’1 e il 5 gennaio 2014, insieme a tutta la sua famiglia, ha soggiornato nel lussuosissimo hotel Atlantis The Palm, “a spese” – ipotizzando i magistrati – dell’imprenditore Fabrizio Centofanti e dell’avvocato Amara. Utilizzando la piattaforma Expedia, il personale della Cosmec Srl di Centofanti, ha effettuato “prenotazioni e pagamento per il viaggio e il soggiorno” per un costo complessivo di oltre “33 mila euro”. Nel conto dell’imprenditore ci sono le “5 camere presso la struttura alberghiera”, e l’indicazione di un foglietto che riassume la distribuzione delle stanze: “Fab”, “Piero”, “Gianca”, “Peppe” e “Coppa”, riferite “oltre ogni ragionevole dubbio – si legge dagli atti dell’inchiesta – a Centofanti, Amara, Calafiore, Longo e Coppa Adolfo”.
Nella memoria difensiva presentata dal legale di Longo, il pm ha spiegato che “Centofanti aveva solo anticipato” la sua parte, poi “restituita in seguito”, sostenendo inoltre di aver “proseguito la vacanza separatamente dagli avvocati” e di essersi imbarcato solo al ritorno con “Calafiore”.
Ma dagli accertamenti bancari fatti dal Gico di Messina, nei tre conti intestati al pm, “non risulta nessuna operazione bancaria riconducibile ad un eventuale pagamento del viaggio a Dubai”
CIMICI IN PROCURA – L’inchiesta contiene le intercettazioni integrali effettuate nella stanza di Longo. I finanzieri coordinati dalla Procura di Messina, hanno registrato numerose conversati tra Giuseppe Calafiore, Maurizio Musco, pubblico ministero siracusano e Giancarlo Longo. “Qua…qua sopra…in grassetto – dice Longo – vedi…che loro devono essere presenti l’uno o l’altro, questo prevede il progetto organizzativo. Non possono essere assenti contemporaneamente per una settimana e più…”. I tre stanno parlando dell’auto assegnazione di alcune indagini da parte di Giancarlo Longo. Insieme sembrano concordare una strategia, tanto che Calafiore ad un certo punto si sarebbe seduto dietro la scrivania del magistrato siracusano e avrebbe scritto al computer parte della memoria difensiva. Longo sostiene di essersi auto assegnato 30 fascicoli, non solo quelli contestati. “Invece tutti al mare stavano – dice il Pm intercettato – mentre io stavo qua a prendermi 30 notizie di reato che mi saliva la signora…”. “Qua diventa importante – risponde Calafiore – quello che abbiamo discusso noi? Ragionando per assurdo… questa è la prima…questa è una…ma sono state”. “Senti compare…(rivolgendosi a Musco) te la vuoi leggere, te la vuoi leggere questa cosa? La cosa importante non era quel discorso di dirgli… scusami… ma se ce ne ho assegnati 25…”. Interviene il Pm Musco: “Ma senti una cosa… tu hai fatto l’iscrizione ed anche l’assegnazione o solo l’iscrizione?”. Calafiore spiega che è stata fatta “iscrizione ed assegnazione…”, e Longo aggiunge: “Iscrizione ed assegnazione… ma ne ho fatti 30”. “Ha scritto – conclude Musco – assegna a se stesso…”.
I VERBALI DEL CSM – Agli atti dell’inchiesta, gli inquirenti considerano di “assoluto rilievo” le dichiarazioni, rese in sede disciplinare al Csm, dalla cancelliera Laura Cosenza, dell’ufficio ricezione atti della procura di Siracusa. Riferisce di aver apposto la dicitura “richiesta sequestro” al fascicolo del 14 agosto 2015, aggiungendo però “che l’auto-assegnazione a firma del magistrato non era usuale”, in quanto per “le assegnazioni veniva utilizzata una scheda che poi veniva passata all’ufficio iscrizioni”.
A questo va aggiunta una seconda audizione, quella del procuratore aggiunto Scavone, si fa riferimento “all’iscrizione ed autoassegnazione da parte di Longo di altro procedimento nato da una denuncia”, recante la medesima dicitura “richiesta di sequestro urgente” depositata nello stesso giorno dal legale Davide Rapisarda e “redatta da Amara e Calafiore”. Il magistrato “iscriveva sulla base di tale denuncia un procedimento a carico di ignoti” per il reato “di diffamazione” che provvedeva ad “autoassegnare a sé ed a coassegnare al collega Di Mauro”, condotta poi contestata in sede “disciplinare” al Csm. Ma le anomalie non sembrano nire qui, perché a seguito della perquisizione delle fiamme gialle nella stanza del magistrato, è stato trovato “all’interno del pc in uso a Longo”, la traccia “di un file word cancellato ma non ancora sovrascritto”, contenente una “bozza” delle “domande e risposte” del verbale “di sit di Gaboardi”, datato 1 marzo 2016. Analizzando i metadati, risulta che il file è stato “creato alle ore 9:16 del 1 marzo 2016” l’autore è indicato “Giuseppe Calafiore”. Gli inquirenti ritengono che il documento sia “ideologicamente falso”, in quanto in “buona sostanza Longo avrebbe riportato le domande e risposte dell’allora teste Gaboardi formate all’esterno del procedimento”.
Sul mensile “S” in edicola tutte le intercettazioni e i verbali.
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