14 Novembre 2024, 22:32
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ROMA- Stop della Consulta a sette profili della legge sull’Autonomia: dai Livelli essenziali di prestazione (Lep) alle aliquote sui tributi. Al secondo giorno di Camera di consiglio arriva la decisione della Corte che accoglie parzialmente i ricorsi delle quattro Regioni guidate dal centrosinistra (Campania, Puglia, Sardegna e Toscana) che hanno impugnato la legge Calderoli.
I giudici hanno ritenuto “non fondata” la questione di costituzionalità dell’intera legge – punto sul quale si focalizzano tutte le reazioni di centrodestra, dove spicca il silenzio di Fratelli d’Italia – considerando invece “illegittime” alcune specifiche disposizioni. Da qui l’invito al Parlamento a “colmare i vuoti” che ne derivano.
Esulta, invece, l’opposizione: “la legge è demolita” Tra i sette profili della legge ritenuti incostituzionali c’è la previsione che sia un decreto del presidente del Consiglio dei ministri a determinare l’aggiornamento dei Lep.
Bocciato anche il conferimento di una delega legislativa per la determinazione dei Lep sui diritti civili e sociali senza idonei criteri direttivi con la “conseguenza che la decisione sostanziale viene rimessa nelle mani del Governo, limitando il ruolo costituzionale del Parlamento”.
Stop inoltre alla possibilità di modificare, con decreto interministeriale, le aliquote della compartecipazione al gettito dei tributi erariali, prevista per finanziare le funzioni trasferite in caso di scostamento tra il fabbisogno di spesa e l’andamento dello stesso gettito perché “potrebbero essere premiate proprio le regioni inefficienti che – dopo aver ottenuto dallo Stato le risorse finalizzate all’esercizio delle funzioni trasferite – non sono in grado di assicurare con quelle risorse il compiuto adempimento delle stesse funzioni”.
Ma al di là delle bocciature, comunque importanti, la Corte rimette al centro il principio di sussidiarietà. E sottolinea che la distribuzione delle funzioni legislativa e amministrative tra Stato e Regioni “non” deve “corrispondere all’esigenza di un riparto di poteri tra i diversi segmenti del sistema politico” ma deve avvenire “in funzione del bene comune della società e della tutela dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione”.
“Sono esattamente gli obiettivi che vogliamo realizzare e che realizzeremo“, osserva il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli sottolineando che la Consulta “ha chiarito in maniera inequivocabile che la legge sull’autonomia differenziata nel suo insieme è conforme alla Costituzione. Su singoli profili della legge attenderemo le motivazioni della sentenza, per valutare gli eventuali correttivi da apportare”.
“Bastava leggere meglio la Costituzione per evitare questo ennesimo flop con una legge che ha dei profili di incostituzionalità” commenta la segretaria del Pd Elly Schlein.
Mentre per il leader M5S Giuseppe Conte “la Corte Costituzionale frena il progetto di autonomia con cui Meloni, Salvini e Tajani volevano fare a pezzi il tricolore e la nostra unità”.
Da Forza Italia, invece, sostengono che “il rilievo della Consulta va nella direzione già indicata” dal partito che ha “sempre sottolineato l’importanza di mettere in sicurezza e definire i Lep. Il percorso della riforma – sottolineano – non si arresta”.
“La Corte costituzionale scongiura definitivamente il pericolo di un’Italia a due velocità attraverso intese intergovernative e non parlamentari. Saranno le Camere, nel pieno esercizio delle loro funzioni legislative e rappresentative dei cittadini, a porre le basi di una garanzia paritaria dei livelli di assistenza delle prestazioni essenziali nel Paese. Il tutto rafforzato da un significativo richiamo al principio dell’unità e della coesione sociale”.
Lo dichiara il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, commentando la decisione della Corte costituzionale in merito alla legge sull’autonomia.
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14 Novembre 2024, 22:32