Autonomie, i dubbi di Armao | “No, se vuole spaccare il Paese”

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24 Luglio 2019, 15:52

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“Il regionalismo differenziato che propongono Veneto, Lombardia e Emilia Romagna non va bene se vuole spaccare il Paese. Se invece vuole favorire il federalismo e riconoscere nel Sud un’occasione di sviluppo per il Paese si può andare avanti”. Così il vicepresidente della Regione e assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao.

“Il conferimento di funzioni e risorse deve essere contestuale, non anteriore, al riequilibrio delle infrastrutture tra zone deboli e zone forti, altrimenti gli squilibri cresceranno inevitabilmente – ha spiegato il vicepresidente -. Se prevale l’autogoverno sulla solidarietà, si aggraveranno le condizioni di frammentazione sociale e di desertificazione del Mezzogiorno. La Repubblica ha riconosciuto l’Autonomia della Sicilia prima. Poi ha avviato gli interventi straordinari fino agli inizi degli anni ‘80, dando un contributo al superamento del divario – ha aggiunto Armao -. Ma il divario ha ricominciato a crescere e oggi siamo all’esigenza di fissare per legge l’obbligo per lo Stato di attuare investimenti al Sud, in proporzione alla popolazione. Ma né succedeva, né succede. Dovremmo essere al 34 per cento di interventi, siamo al 28%”.

Sammartino: “No al regionalismo differenziato per la scuola”

“Diciamo ‘no’ al regionalismo differenziato nella Scuola, una riforma che aumenterebbe in maniera esponenziale il gap tra Nord e Sud del Paese: per questo convocherò al più presto in Commissione all’Ars insegnanti, dirigenti scolastici, ed organizzazioni sindacali di categoria portando avanti la battaglia intrapresa dal Partito Democratico a sostegno del modo scolastico che si schiera contro la ‘regionalizzazione’ dell’istruzione”. Lo dice Luca Sammartino, presidente della quinta commissione Cultura, Formazione e Lavoro all’Ars.

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“Abbiamo il dovere di chiederci quali possano essere le conseguenze della regionalizzazione del comparto scolastico – aggiunge Sammartino – indagando attraverso l’audizione degli addetti ai lavori sulle eventuali ipotesi di miglioramento e sui rischi che una riforma come questa farebbe ricadere sull’intero comparto. Regionalizzare la scuola e l’intero sistema formativo tramite una vera e propria ‘secessione’ delle Regioni più ricche, porterebbe ad un sistema scolastico con investimenti e qualità legati alla possibilità del territorio: la conseguenza immediata sarebbe quella degli inquadramenti contrattuali del personale su base regionale con salari, forme di reclutamento e sistemi di valutazione disuguali e percorsi educativi diversificati. Tutto ciò non è accettabile – conclude il parlamentare PD – non possiamo dimenticare che l’istruzione resta il primo e vero motore di sviluppo. Legare gli investimenti per la formazione alla ricchezza di un territorio creerebbe divari inaccettabili facendo venire meno il ruolo dello Stato come garante di unità nazionale, solidarietà e perequazione tra le diverse aree del Paese”.

I giovani di Confindustria: “Servono criteri certi”

I Giovani imprenditori siciliani di Confindustria guardano con estremo interesse al processo in corso sul regionalismo differenziato, cogliendone un’occasione per il rafforzamento della competitività dei territori, “a patto che – afferma il presidente Gero La Rocca – vengano definiti, nel rispetto dell’unità nazionale, parametri chiari con clausole di supremazia su materie strategiche per l’economia che hanno un impatto sull’intero sistema-Paese, a partire dalle grandi reti, le fonti di energia, le infrastrutture e, soprattutto, si dia finalmente dignità allo Statuto siciliano”. “L’autonomia – aggiunge La Rocca – può essere considerata come una modalità di coinvolgimento dei diversi livelli di governo nella formazione delle politiche pubbliche e nell’esercizio più efficiente delle competenze, ma occorre agire con buon senso assicurando il principio di equità, scongiurando incrementi della pressione fiscale e, quanto alle risorse, auspicando un sistema di premi e sanzioni capace di coniugare efficienza, solidarietà e perequazione a tutela del Mezzogiorno e, nello specifico, della Sicilia”. L’autonomia rafforzata può essere una sfida per il futuro dell’Italia. “Per questo – prosegue – l’auspicio è che il processo decisionale sia trasparente e allargato, condizioni che possono essere assicurate da un ruolo attivo di compartecipazione e vigilanza del Parlamento, garante del pluralismo istituzionale e sociale, e da un dibattito aperto alle rappresentanze degli interessi”. Un sì al decentramento quindi, se questo è utile a garantire una maggiore efficienza del sistema Paese ma, aggiunge La Rocca, “senza tralasciare il tema dell’Autonomia siciliana così ‘speciale’ e così clamorosamente tradita nel tempo. È il momento di portare avanti un confronto capace di restituire la dignità che costituzionalmente spetta alla Sicilia, nell’interesse del futuro che meritano le giovani generazioni”.

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24 Luglio 2019, 15:52

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