02 Settembre 2013, 12:21
2 min di lettura
PALERMO – “Mi auguro che le voci di un possibile rinvio della riforma e di un prolungamento del commissariamento delle Province si rivelino infondate. In caso contrario saremmo di fronte ad un vero e proprio attentato alla democrazia”. Il Presidente dell’Unione regionale province siciliane, Giovanni Avanti, interviene nell’attuale dibattito politico sulla riforma delle Province.
“L’ipotesi di un rinvio trapelata in questi giorni dalla Regione e non esclusa dall’assessore alle autonomie locali Patrizia Valenti – afferma Avanti – è davvero inquietante. Sarebbe la conferma di un piano finalizzato a controllare le Province sine die attraverso i commissari, dopo aver eliminato con un colpo di mano le elezioni della scorsa primavera. Vorrei sapere dove sono e cosa pensano coloro che lo scorso marzo applaudivano al provvedimento di legge con il quale si commissariavano le Province in attesa della riforma e si inneggiava al cosiddetto modello Sicilia – aggiunge Avanti -. Oggi a distanza di cinque mesi lo scenario è sotto gli occhi di tutti. Abbiamo nove enti allo sbando, con una situazione finanziaria disastrosa che blocca non solo i servizi essenziali ma impedisce persino il pagamento degli stipendi, mentre la riforma degli enti è tutta in alto mare e le prime proposte del governo regionale, tutte ancora da verificare, destano non poche perplessità e rivelano ancora una volta improvvisazione e idee confuse.
“Altro che modello Sicilia. Purtroppo però il sospetto è che dietro questo percorso, troppo sconclusionato per essere vero, si nascondano altro tipo di interessi, in primis la gestione della privatizzazione degli aeroporti a cominciare da quelli di Palermo e Catania,per proseguire con la gestione del patrimonio immobiliare delle nove Province. Prolungare la gestione commissariale rappresenterebbe quindi non solo un golpe istituzionale, ma anche il tentativo di mettere nelle mani di soggetti nominati direttamente dal Presidente Crocetta la scelta su questioni di primaria importanza e con forti refluenze economiche, senza alcun controllo da parte di organi eletti democraticamente – conclude -. Tutto questo sta però passando sulla testa non solo dei 6500 dipendenti provinciali, ma su una miriade di soggetti che dalle Province dipendono e sui cittadini che stanno vedendo venir meno una serie di servizi fondamentali quali la scuola e la viabilità. Ma questo sembra non importare a nessuno”.
Pubblicato il
02 Settembre 2013, 12:21