21 Marzo 2012, 18:21
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Antonio Profita morì nel settembre del 2001. “Carcinoma polmonare”, stabilirono i medici. Causato dall’amianto, sostiene l’accusa. Per il decesso dell’impiegato dell’Amap il pubblico ministero ha chiesto cinque condanne a tre anni ciascuno di carcere.
Sotto processo ci sono Salvatore e Raffaele Vinciguerra, Gesualdo Adelfio, Gaetano Graziano e Gaetano Paruta. Si occupavano, ciascuno con le proprie mansioni, del potabilizzatore di Risalaimi dove lavorava Profita e dove sarebbe stato avvelenato dall’amianto presente nelle vasche. Profita era addetto al controllo del cloro nell’acqua.
I familiari della vittima si sono costituiti parte civile con l’assistenza degli avvocati Salvatore Cacioppo e Andrea Crescimanno. Alla prossima udienza spazio ai legali delle difese, gli avvocati Valentina Castellucci, Mauro Torti e Massimo Motisi. Toccherà a loro smontare la tesi accusatoria. Partiranno dall’assunto difensivo che “non ci fu alcuna inalazione di amianto”.
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21 Marzo 2012, 18:21