18 Febbraio 2017, 12:54
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PALERMO – Va di fretta nei corridoi del Palazzo di giustizia. Si sente gli occhi di tutti addosso. Anche di coloro che, in realtà – qualora fosse vera la morbosa attenzione di cui crede di essere vittima – non avrebbero motivo di guardarlo. Non sanno, infatti, che c’è il suo nome nell’elenco degli avvocati consumatori di cocaina.
“Ho fatto una caz… enorme – racconta – non ce l’ho con nessuno, solo con me stesso. Guarda, mi tremano le mani per la vergogna”. Non è la morbosità che lo preoccupa, ma la paura di avere perso autorevolezza agli occhi di colleghi, magistrati e addetti ai lavori (ancora una volta dà per scontato che in tanti sappiano). Se gli si fa notare la circostanza, lui spiega che cambia poco. “Anche il parere del singolo magistrato, del singolo collega, del singolo giornalista mi fa vergognare. Cosa posso dire? Non volevo neppure venire a lavorare. Mi tocca camminare con lo sguardo basso”.
Ed invece si barcamena, come sempre, fra i corridoi per sbrigare le pratiche di cancelleria e portare avanti il suo lavoro. Ci sono clienti da assistere e nei confronti dei quali lui, come gli altri avvocati coinvolti, si dice certo di avere lavorato al meglio. Le serate nei locali, la cocaina e tutto il resto sono pagine buie che, dicono in tanti e con fermezza, nulla c’entrano con la loro attività professionale.
E il decoro che si chiede a chi indossa la toga e per il rispetto del quale si è mosso il presidente dell’ordine, Francesco Greco? Troppo complicato da affrontare per le scale. Ma il mea culpa vale e varrà sempre. “Sono certo che tutto questo inciderà sul mio lavoro”, aggiunge. Cosa lo spinge ad avere questa certezza? “Sarò giudicato”.
Da due giorni, dopo il blitz che ha arrestato cinque pusher, non si parla d’altro nei corridoi del Palazzo di giustizia, nei bar o nei circoli. Si ha l’impressione che pesi più la paura di essere presenti nella lista dei mille clienti in mano agli investigatori piuttosto che la morbosità di conoscere la sorte altrui. Di sicuro ci sono avvocati quarantenni che “combattono” nella giungla di una professione in overbooking, affermati assicuratori, noti ristoratori di locali affollati e negozianti dove si fa la coda per fare la spesa. Gente che ha una discreta disponibilità economica e chi un po’ meno, come studenti o semplici impiegati. Il consumo di cocaina è un fenomeno trasversale. La droga dei ricchi è ormai la droga del popolo. Nessuno si senta escluso.
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18 Febbraio 2017, 12:54