Il bacio del racket in un video | Pizzo e paura a Palermo

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30 Dicembre 2017, 18:21

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PALERMO – Sembrano due persone qualunque che si presentano al distributore per fare benzina. Ed invece sono gli uomini del racket. Una mattina di agosto 2016 fa le telecamere di video sorveglianza immortalano una scena simbolo della nuova mafia.

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Fabio Bonanno, considerato l’uomo del pizzo a Borgo Vecchio, fa il giro per le presentazioni ufficiali. Da quel momento in poi a incassare la “messa a posto” si presenterà, a nome suo, Cristian Cinà. Per evitare intoppi gli tocca fare conoscere l’aguzzino e la vittima. E allora salgono in sella ad uno scooter e fanno visita a un benzinaio nella zona del porto di Palermo. Per qualsiasi problema, così diceva Bonanno, si doveva parlare con Cinà.

L’incontro si conclude con un gesto che fa a pugni con il reale motivo dell’incontro: il “carnefice” bacia la vittima. La prima scadenza è per il successivo dicembre quando, come da prassi, i commercianti pagano la tassa di protezione ai clan. Nei successivi quattro mesi i militari del Nucleo investigativo monitorano la situazione. E il giorno della riscossione arriva puntuale. Stavolta Cinà si presenta da solo, riceve una busta gialla con dei soldi e la infila in tasca.

I carabinieri convocano il commerciante che dopo mesi di silenzi ammette. Il suo è il racconto drammatico di chi per anni ha subito l’angheria mafiosa, ma decide di denunciare. È vero lo fa messo spalle al muro dagli investigatori. In una terra di pizzo e omertà, però, non è poco.

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Questo il suo racconto dei fatti di agosto: “Capite il mio stato d’animo e la paura che ho… ammetto che alla prima vostra domanda non sono stato sincero nel rispondervi… Bonano Fabio, con la scusa di fare rifornimento, mi ha riferito che da quel momento in poi se io avessi avuto dei problemi mi sarei dovuto rivolgere al suo accompagnatore”.

Ed ecco cosa accadde a dicembre: “A Natale ho subito intuito che stava venendo da me a ritirare la tangente di 500 euro che io verso, oltre a Pasqua, anche nel periodo di Natale. A Cristian, che nel frattempo mi diceva di rifornire il motociclo con cui era giunto con 2 euro di benzina, lo invitavo a seguirmi presso il mio ufficio vendita per consegnargli i soldi. Mi diceva di no preferendo attendermi fuori dallo stesso. Io, dopo aver preso i soldi che erano posti all’interno di una busta di colore gialla, consegnavo la stessa a Cristian”. Che Cinà infilò nella tasca dei pantaloni prima di andare via. Dal 10 novembre scorso entrambi sono in carcere.

 

 

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30 Dicembre 2017, 18:21

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