Cronaca

“Costretto” a dormire in macchina per obbedire al giudice, ma è un errore

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19 Dicembre 2024, 16:27

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PALERMO – Il braccialetto elettronico suonava in continuazione, ma non c’erano pericoli in vista. Costretto a dormire in macchina per obbedire ad un provvedimento del giudice ottiene di potere tornare a casa. La vicenda ha per protagonista un giovane di Bagheria indagato per “stalking” nei confronti dell’ex compagna.

Il braccialetto elettronico

Gli era stata applicata la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla donna con l’applicazione del braccialetto elettronico. Il dispositivo ha iniziato a suonare con insistenza come se il giovane non rispettasse la distanza imposta dal giudice.

Risultato: aggravamento della misura cautelare con il divieto di dimora a Bagheria. L’indagato si è visto costretto a lasciare la propria abitazione e non potendo pagare un affitto alternativo ha iniziato a dormire in macchina alle porte del Comune in provincia di Palermo.

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La difesa

I suoi avvocati, Ermanno Zancla e Felice Di Salvo, hanno emergere una realtà diversa. L’indagato non ha violato il divieto di avvicinamento alla donna. Il braccialetto suonava perché la sua abitazione e il luogo di lavoro della ex compagna sono vicini.

Secondo i legali, che hanno impugnato il provvedimento al Tribunale del Riesame, non era stata adeguatamente valutata la conformazione di un piccolo territorio come quello Bagheria, nonché lo stato di indigenza economica dell’indagato.

È rientrato a casa

Il Tribunale del Riesame di Palermo ha dichiarato illegittimo il provvedimento impugnato e revocato il divieto di dimora. Ci sono casi in cui il giudice può imporre limitazioni al divieto di avvicinamento, ad esempio “quando la frequentazione dei luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa sia necessaria per motivi di lavoro ovvero per esigenze abitate”. E così l’indagato è tornato a casa.

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19 Dicembre 2024, 16:27

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