Bagheria, Messina Denaro: Maria Mesi, "perché di nuovo da me?"

Messina Denaro, Maria Mesi: “Perché venite di nuovo da me?”

La reazione alle perquisizioni della donna che ha avuto una relazione con il latitante

PALERMO – Infastidita per la “visita” dei carabinieri. Maria Mesi nulla fa per nasconderlo. “Perché venite di nuovo da me? Basta, ho già scontato ai miei tempi quello che mi spettava”, dice ai militari del Ros che bussano alla porta dell’abitazione di famiglia, in una casa di campagna e nella torrefazione che la donna gestisce insieme al fratello Francesco.

Le perquisizioni

Le perquisizioni sono di ieri. Entrambi sono indagati perché sospettati di avere favorito la latitanza di Matteo Messina Denaro. Non trent’anni fa, quando rimediarono una condanna per favoreggiamento, ma in tempi recenti.

Maria Mesi non ci sta. Dice più volte di avere tagliato i ponti con quel passato ingombrante. Alla soglia dei 60 anni spiega di non essere più la giovane donna che ebbe una storia d’amore con il latitante. Quel mondo farebbe parte del passato.

Non ne sono convinti i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo che hanno disposto le perquisizioni. I carabinieri del Ros si portano via computer e telefonini. Non quello di Maria Mesi che dice di usare solo la linea fissa. La modernità, misurata con un cellulare, non fa parte della vita della donna che da quando giurò amore eterno a Messina Denaro non si è sposata e mal sopporta che si torni a parlare di lei.

La casa vicino al nido d’amore

La sua casa si trova in via Milwaukee, la stessa strada dove c’era il nido d’amore condiviso con lo stragista che ha seminato orrore e morte. I poliziotti della Criminalpol vi arrivarono un giorno del 1997. Trovarono videogiochi, cibo, regali. Il latitante era già andato via.

La famiglia Guttadauro

Ora si torna a scavare in quel passato, in quella rete di protezione su cui Messina Denaro ha potuto contare a Bagheria e dintorni grazie alla potente famiglia mafiosa dei Guttadauro. Mesi lavorava nell’impresa di prodotti ittici dei Guttadauro.

Filippo Guttadauro, fratello di Giuseppe (medico e capomafia di Brancaccio), ha sposato una delle sorelle di Messina Denaro, Rosalia. Faceva da cerniera fra il cognato e Bernardo Provenzano che gli aveva assegnato il numero 121 per celarne l’identità. Dai sei anni vive una condizione di “ergastolo bianco” al 41 bis nonostante abbia finito di scontare la sua condanna.

Contemporaneamente Filippo Guttadauro consegnava le lettere d’amore che Maria Mesi (il latitante si rivolgeva lei chiamandola Tecla) spediva al latitante.

È tutta acqua passata? Maria Mesi si mostra infastidita per le perquisizioni. Come se quel mondo non le appartenesse più. La risposta spetta agli inquirenti. Passato e presente tornano ad intrecciarsi.


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