Bagheria, racket delle sepolture: una condanna e un'assoluzione

Bagheria, “tangenti al cimitero”: una condanna e un’assoluzione

Confermata la pena inflitta al titolare di un'agenzia funebre

PALERMO – Una condanna e un’assoluzione in uno dei due processi sulla presunta mala gestio e il racket di loculi al cimitero di Bagheria.

La Corte di appello di Palermo ha assolto Pasqualino Buttitta che in primo grado era stato condannato a un anno e 10 mesi.

Accogliendo la tesi difensiva dell’avvocato Dario Vitrano, il collegio presieduto da Adriana Piras ha scagionato Buttitta con la formula perché il fatto non sussiste dall’accusa di vilipendio di cadavere e violazione di sepolcro. Non ha retto l’ipotesi che avesse ottenuto una corsia preferenziale per la sepoltura di un defunto.

Confermata la condanna a un anno e 8 mesi per Alessandro Paternostro, titolare di un’agenzia di pompe funebri. L’accusa è corruzione: avrebbe pagato una domma di denaro al dipendente comunale Pietro Mineo per avere il via libera a trasportare una salma fuori dal territorio comunale senza i necessari permessi.

ll dominus, secondo l’accusa, sarebbe stato Mineo, custode del camposanto di Bagheria. Ai suoi ordini si sarebbero mossi alcuni operai comunali. Secondo la Procura di Termini Imerese, “si sbarazzavano di corpi e cadaveri senza alcuna pietà, pur di guadagnare denaro”.

Bastava pagare per evitare che una salma finisse in deposito. Qualche centinaio di euro e si superava la cronica carenza di loculi. Per Mineo e altri imputati il processo è ancora in corso.


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