Ballarò tra mercatini e monumenti| Un tranquillo week-end d'illegalità - Live Sicilia

Ballarò tra mercatini e monumenti| Un tranquillo week-end d’illegalità

Commercio di cardellini, computer, telefoni, chincaglierie. Il mercatino domenicale, patrimonio della città, sempre più fuori controllo. Oltre ad espandersi a vista d'occhio, tanto da aver colonizzato anche corso Tukory, a preoccupare è la normalità nella quale ormai rientra il senso diffuso di illegalità che si respira tra le stradine dell'Albergheria.

PALERMO – I mercatini rionali, al pari dei monumenti e dei piatti tipici, sono un patrimonio della città di Palermo. Le distese di bancarelle dove si alternano cianfrusaglie di epoche passate, abiti dismessi, vestiti e frutta esistono da secoli, hanno storia e tradizione, fanno parte del folklore locale. Anche l’illegalità diffusa in questi mercatini non è mai stata un mistero. Non è mai infatti mancato, tra i tanti banconisti della domenica, un venditore di sigarette di contrabbando, di cd pirata o di oggetti “trovati” casualmente e “come nuovi”. Ultimamente, tuttavia, nel mercatino rionale di Ballarò, che vede la sua massima espressione andare in scena la domenica di buon mattino, la questione dell’illegalità sta assumendo proporzioni preoccupanti. Come dimostra la nostra passeggiata (con video) di domenica mattina.

Il primo problema è quello delle dimensioni del mercato. Ormai venditori e svuota cantine di tutta palermo sono arrivati a colonizzare persino corso Tukory, occupando non solo gli ampi marciapiedi della strada ma anche le ringhiere dell’istituto di Fisiologia umana e dei palazzi adiacenti, sempre più spesso trasformate in espositori per la merce in vendita. È inoltrandosi tra le vie più interne che, tuttavia, il senso di illegalità si avverte più forte. Non è insolito, infatti, trovare mercanti che oltre alle solite cianfrusaglie tengono esposte in bella vista piccole gabbie affollate di cardellini, chiaramente sprovvisti di anello di riconoscimento o di contrassegno, il cui commercio in queste condizioni è sanzionato dalla legge con pene severissime. Proseguendo tra le vie dell’Albergheria, in prossimità delle due piazzette su via Giovanni Grasso, da tempo ormai sottratte alla loro funzione di baluardi del verde pubblico in un quartiere difficile, si trova il paradiso dell’elettronica. Interi banchetti pieni di telefonini, veri e propri cumuli di batterie ed accessori per cellulari, autoradio e persino computer “usati poco e a buon mercato”.

Il prezzo per un telefonino è mediamente di venti euro, quindici se si fa a meno del caricabatterie, ovviamente trattabili. La gente accorre a frotte per trovare le occasioni migliori e talvolta finisce per farsi irretire da abilissimi “croupier” che armati di banchetto e mano lesta si esibiscono nel gioco delle tre carte. Le puntate sono di venti euro, ma c’è anche chi, credendosi più furbo della mano che inganna l’occhio ne punta di più, sempre di più, tanto da bruciare centinaia di euro in pochi minuti. Raramente però la fortuna gira. Ma questo all’interno della vita del mercatino di Ballarò rappresenta la normalità. Nessuno si cura dei capannelli di persone che si accalcano attorno ai banchetti del gioco di azzardo. Nessuno mai si stupisce o se le “grandi occasioni” tecnologiche provengono da qualche furto o si formalizza se la giacca vintage a buon mercato è stata raccattata in un cassonetto e non dall’armadio della fantomatica nonna del venditore. C’è persino chi a Ballarò si reca solamente per ritrovare la propria bicicletta, sperando di poterla comprare nuovamente senza spendere una fortuna, con la rassegnazione ed il senso dell’abitudine che molti, autorità comprese, hanno nei confronti del mercatino della domenica.


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