CATANIA – Convinto di aver ucciso sua moglie e un’amica di lei, Piero Maurizio Nasca è entrato in un bar e si è seduto. Poi si è rivolto al barman e gli ha detto: “Mi sto rilassando, ho ammazzato mia moglie”. In realtà l’unica vittima era proprio la donna che aveva accompagnato sua moglie, che lo aveva lasciato, a fare una visita di controllo, la signora Cettina De Bormida. È accaduto il 10 giugno 2023 nella zona industriale di Catania.
Vittima innocente della furia cieca di un uomo che la vedeva come una nemica, rea ai suoi occhi di aver parlato male di lui con la moglie, cosa peraltro non vera. Lei lo aveva lasciato. E la ricostruzioni delle fasi successiva al delitto si trova nella sentenza della Corte d’assise di Catania, che è stata depositata. I giudici, si ricorda, a dicembre hanno condannato Nasca a 27 anni di reclusione per omicidio e per il tentato omicidio della moglie.
Il tentato omicidio della moglie
Nasca investì e uccise la signora De Bormida e investì ripetutamente con la macchina, la sua Opel Meriva, anche la moglie, che miracolosamente riuscì a sopravvivere. Poi, come detto, entrò al bar. Dalla sentenza si evince la testimonianza del barista, costretto ad assistere a una situazione surreale. Nasca sembrava tranquillo, ma diceva di aver ucciso la moglie.
A quel punto, incredulo, ha spiegato di aver invitato la sua collega ad allontanarsi, temendo che Nasca avesse ulteriori cattive intenzioni. “In quel momento chiedevo che cosa avesse fatto e l’uomo ribatteva con le seguenti parole: “Si, le ho dato un colpo di macchina…guarda la macchina”; e allora mi sporgevo dal bancone notando un’autovettura Opel di colore grigio con il parabrezza danneggiato”.
La testimonianza shock del barman
“Dopodiché, l’uomo si dirigeva sull’uscio dell’attività effettuando una chiamata – ha proseguito – in quel momento vedevo transitare in direzione del concessionario Porsche un’ambulanza a sirene spiegate seguita da una volante della polizia. Al passaggio dei mezzi appena citati, l’uomo in questione aggiungeva: “A me stanno cercando”.
Infine il momento dell’arresto: “Successivamente, giungevano sul posto due poliziotti ai quali indicavo l’uomo in questione, avendo intuito che lo stessero cercando. Questi veniva messo in sicurezza all’interno della volante”.
La seminfermità ‘compatibile’ con il dolo
Le motivazioni della sentenza dunque sono state depositate dalla Corte d’assise di Catania, presieduta da Maria Pia Urso, giudice a latere Marco Lorenzo Minnella. Nelle motivazioni, viene spiegato perché, il vizio parziale di mente, che ha portato a concedere la seminfermità, non è incompatibile con il dolo.
“Il vizio parziale di mente può essere logicamente compatibile con il dolo – scrivono i giudici – poiché non vi è contraddizione tra una seminfermità mentale e la presenza di tale elemento soggettivo, a patto che i suddetti motivi costituiscano un’estrinsecazione dello stato patologico del soggetto”.
Il verdetto: “Voleva ucciderle entrambe”
Si legge nella sentenza che, “benchè, in qualche punto delle sue dichiarazioni, l’imputato abbia dichiarato che egli voleva uccidere solo la moglie, le circostanze dell’azione, come acquisite in giudizio, depongono univocamente per una volontà omicidiaria rivolta ad entrambe”.
“Nasca Piero Maurizio voleva uccidere entrambe ma ha ucciso solo la signora Concetta De Bormida – scrivono ancora i giudici -. L’insano proposito covava da tempo”. Ora, dopo il deposito della motivazioni della sentenza, il legale di Nasca, l’avvocato Fabio Presenti, sta già lavorando all’appello.