09 Gennaio 2010, 10:13
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“Fuori la mafia dallo Stato”. Sono cento, forse centocinquanta, i cittadini che hanno voluto ricordare, a Barcellona Pozzo di Gotto, il giornalista Beppe Alfano ucciso dalla mafia 17 anni fa. Un gruppo raccolto davanti alla lapide che ricorda il punto esatto di via Marconi, il marciapiede della morte sul quale fu freddato il corrispondente de “La Sicilia”. Presenti, anche quest’anno, i familiari con in testa la figlia Sonia Alfano europarlamentare dell’Italia dei Valori e Antonio Di Pietro il leader dello stesso partito giunto per l’occasione nel centro messinese.
“Il dato che più stupisce – spiega Sonia Alfano – è che le persone intervenute oggi arrivano da diverse parti d’Italia, mentre sono pochi i barcellonesi. Ma sono certa che alla fine avrà ragione mio padre, quello che ha fatto lui vale la pena anche per una realtà che continua a tacere e a non vedere. A volte il silenzio e l’indifferenza fanno molto più male del piombo”.
Sonia Alfano è un fiume in piena che non si ferma: “La politica – dice – ha ucciso mio padre e adesso sempre la politica deve trovare la forza di accertare la verità”. La figlia del giornalista ucciso, infatti, ripensa a quei mandanti che in una notte del 1993 hanno deciso la morte di suo padre e che ancora rimangono sconosciuti nonostante, sottolinea l’europarlamentare, “le indagini sono aperte e migliaia di pagine sono state scritte”.
Sul recente attentato alla Procura di Reggio Calabria Sonia Alfano non le manda a dire, “sono segnali inquietanti. È noto il grande lavoro e quello che fa la Procura di quella città, a differenza di in uno contesto nazionale nel quale gli organi dello Stato sembrano non curarsi di questi segnali, perché evidentemente hanno più a cura il processo breve o altro”. “I cittadini – continua Alfano – a Reggio Calabria hanno trovato il coraggio di schierarsi dalla parte dei magistrati”.
Alla domanda sulla reale forza della mafia oggi l’europarlamentare dell’IdV non ha dubbi: “Ora la mafia è straordinariamente più forte rispetto a 17 anni fa, perché se 17 anni fa ha ucciso significa che c’erano degli equilibri da mettere a posto. Adesso la mafia non ha bisogno di uccidere perché, probabilmente, ci sono gli equilibri giusti e i personaggi giusti al posto giusto”.
“In Italia – continua Sonia Alfano – i magistrati svolgono un lavoro straordinario, mentre c’è un governo che cerca di assoggettare i magistrati al proprio volere e continua a tagliare fondi alle forze dell’ordine, che pensa a ridurre le intercettazioni e a vendere i beni confiscati ai mafiosi”.
Il corteo di Barcellona si è quindi spostato da via Marconi verso l’ex stazione ferroviaria e nel corso di una tavola rotonda sono state tante le testimonianze anche di familiari di vittime della mafia, un momento al quale ha partecipato, tra gli altri, anche il senatore del Pd Beppe Lumia, componente della Commissione parlamentare antimafia.
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09 Gennaio 2010, 10:13