Anche la morte è ‘contraffatta’| Spuntano le bare made in China

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25 Settembre 2018, 20:58

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PALERMO – Alla fine nel mercato “made in China” spuntarono pure le casse da morto low cost. Prezzi stracciati, ma anche violazione delle norme.

Un imprenditore palermitano rischia di finire sotto processo con l’accusa di frode in commercio. Nel magazzino preso in affitto da Vincenzo Culcasi furono trovate una sessantina di bare provenienti dal mercato parallelo. L’indagato si è giustificato, e l’avvocato Massimo Spoto cercherà di fare valere questa tesi, sostenendo di non essersi accorto che le casse da morto, ancora imballate, erano prive del contrassegno che ne garantisce la funzionalità.

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Le bare, infatti, devono rispondere a determinati criteri per essere immesse sul mercato: dalle valvole di sfiato ai rivestimenti interni in zinco. La vicenda venne scoperta per caso un anno e mezzo fa durante un controllo nell’ambito di un’altra inchiesta. Mentre gli investigatori cercavano la prova che un doganiere del porto di Palermo esercitasse la professione abusiva di dentista, storia raccontata alcuni giorni fa da Livesicilia, fecero irruzione in un magazzino nella zona di via Leonardo Da Vinci dove il grossista conservava i cofani mortuari. Da qui l’inchiesta aperta dal pubblico ministero Claudia Ferrari. Resta da capire a quali rivenditori erano destinate le bare e se i clienti fossero ignari dell’acquisto fuorilegge oppure se avessero accettato di correre il rischio pur di risparmiare. 

Il mercato cinese impazza. Dall’elettronica ai giocattoli, dall’abbigliamento alle scarpe: è di ieri la notizia di un sequestro di 5 milioni di euro che ha colpito una famiglia di imprenditori asiatici i cui rapporti commerciali partono da Palermo e giungono fino Roma, Milano e Napoli. La base operativa era in via Lincoln. In un magazzino c’erano diciotto mila paia di scarpe contraffatte. Le casse da morto, però, è una novità per le cronache giudiziarie palermitane.

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25 Settembre 2018, 20:58

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