"Violò gli arresti domiciliari"| Nuovi guai per Basile - Live Sicilia

“Violò gli arresti domiciliari”| Nuovi guai per Basile

Rosario Basile

Assente durante un controllo dei poliziotti.

PALERMO – Violazione dell’obbligo dei domiciliari. Nuova accusa per Rosario Basile. Il patron di Ksm, dimissionario da tutte le cariche dopo essere finito sotto inchiesta, ha ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini.

Gli viene contestato di essersi allontanato la sera del 21 settembre dalla sua abitazione dove era ristretto agli arresti domiciliari (oggi ha l’obbligo di soggiorno a Palermo) con l’accusa di minaccia, violenza privata e istigazione alla corruzione (ipotesi che non ha retto al vaglio della Cassazione, ma che i pm continuano a contestargli).

Nel frattempo il collegio difensivo perde un altro pezzo. L’avvocato Nino Caleca ha rinunciato al mandato. Pare che dietro ci sia un diverso modo di impostare la strategia difensiva. Nelle scorse settimane si era fatto da parte anche Antonio Ingroia, che aveva lanciato bordate contro i suoi ex colleghi della Procura di Palermo. Un approccio che non era piaciuto a Caleca e che potrebbe avere creato fibrillazioni fino a convincere il legale dell’opportunità di fare un passo indietro. Adesso Basile è assistito da Fabio Lattanzi e Francesca Russo.

Nell’indagine principale il pm Siro De Flammineis contesta a Basile di avere cercato prima di non fare nascere il bambino nato dalla relazione con una dipendente e poi di non riconoscerlo. Quando fu chiaro non solo che la donna non avrebbe abortito, ma che il figlio che portava in grembo era di Basile (come stabilito da una recente sentenza del Tribunale civile) sarebbe scattata la ritorsione dell’imprenditore che avrebbe licenziato la dipendente e fatto “carte false” per screditarla. Nel corso dell’interrogatorio davanti al gip Basile aveva respinto l’accusa di avere ordito un piano contro la donna.

Ed è proprio la sera dell’interrogatorio, il 21 settembre scorso, che gli agenti di una volante della polizia andarono a bussare a casa Basile. Che non rispose. Da qui l’accusa da cui l’imprenditore si sarebbe difeso sostenendo di non essersi accorto di nulla perché provato dall’interrogatorio. Una tesi che non ha convinto la Procura.


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