26 Settembre 2016, 20:36
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PALERMO – Rosario Basile è stato sospeso dalle funzioni di presidente di Irfis. Lo ha ratificato oggi l’assemblea dei soci della mediobanca siciliana, applicando una circolare della Vigilanza della Banca d’Italia relativa agli intermediari finanziari (Irfis è appunto uno di questi). Il patron della Ksm è ai domiciliari in seguito a una inchiesta in cui è coinvolto con le accuse di calunnia, minaccia, violenza privata e istigazione alla corruzione.
È proprio quest’ultima accusa a rendere sempre più barcollante la posizione di Basile al vertice dell’azienda regionale. E starebbe spingendo il socio unico, cioè la Regione siciliana e il suo governatore Rosario Crocetta, a pensare a una eventuale sostituzione a capo del consiglio di amministrazione. Una scelta, l’addio di Basile, che avrebbe motivazioni non solo “etiche”, ma anche pratiche.
Le prime, appunto, sono legate all’accusa che coinvolgerebbe persino un pubblico ufficiale. Sviluppi emersi dall’inchiesta che rendono la posizione di Basile più difficilmente compatibile con la guida di una azienda così peculiare: società che, appunto, potrà disporre di crediti che possono giungere a un miliardo di euro, da erogare ad aziende e privati cittadini. L’istigazione alla corruzione, finora ovviamente solo presunta, non è esattamente un buon biglietto da visita per chi deve guidare una società come Irfis.
Ma l’inchiesta stessa sta facendo emergere le altre “spine”. Quelle legate ai rapporti tra l’azienda privata di Basile e il “pubblico”. A cominciare dalle notizie relative alla donna che afferma di essere la madre del figlio di Basile, assunta in Ksm anche grazie all’intervento di un politico siciliano. Ma non solo. Una inchiesta del programma di Rai Tre “Rec” ha fatto emergere anche le “potenzialità elettorali” di una impresa che, stando alle parole di uno dei dipendenti, “creava” politici da candidare a loro volta anche grazie al sostegno degli stessi dipendenti della Ksm. Un intreccio che rende quindi sempre più scomoda la posizione di Basile. Che traccia i contorni di quello che è un chiaro e vistoso conflitto di interessi.
A questi motivi di natura “etico-morale”, di “opportunità”, si aggiungono come detto le motivazioni pratiche. Quanto può durare, infatti, un consiglio di amministrazione guidato da solo due componenti? Tra l’altro, uno di questi, cioè il vicepresidente Patrizia Monterosso che adesso assume le funzioni di presidente, è già “gravato” da una condanna della Corte dei conti ed è indagata per un mega-peculato. Al di là delle vicende giudiziarie del Segretario generale, però, ci sono problemi di altra natura: se uno dei due consiglieri fosse costretto ad assentarsi (l’altro è l’ex consulente di Crocetta, Salvatore Parlato), l’Irfis non sarebbe nelle condizioni di deliberare nulla. E ancora, qualora Monterosso e Parlato non dovessero essere concordi su un decisione, lo stallo sarebbe inevitabile.
Intanto, i soci e gli amministratori si sono dati appuntamento al 10 ottobre. In quell’occasione si prenderà atto degli sviluppi dell’inchiesta e della posizione di Basile. Ma già sembra filtrare l’intenzione di operare un “pressing” nei confronti dell’imprenditore, per spingerlo alle dimissioni spontanee. Se invece Basile decidesse di resistere, sarà la Regione, ossia Crocetta, insieme a Bankitalia, che ha la vigilanza su Irfis, a decidere il futuro dell’azienda e del suo presidente. L’impressione è che il governo abbia intenzione di attendere fino a Natale. Sempre se la situazione giudiziaria di Basile non dovesse precipitare. O se dovesse, al contrario, risolversi positivamente. Ma quel punto, a Crocetta e alla Banca d’Italia resterà comunque l’altro nodo da sciogliere. Può, un imprenditore con queste relazioni e a capo di una società come la Ksm, guidare un’azienda come Irfis? Non è evidente il conflitto di interessi? Domande che il governo regionale e Bankitalia avrebbe dovuto porsi già all’atto della nomina. Ma che, alla luce dell’inchiesta su vicende private dalle ricadute pubbliche, dovranno porsi un’altra volta.
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26 Settembre 2016, 20:36