21 Marzo 2012, 11:58
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Il futuro di Palermo è in quattro lettere: “viva”. Un’esortazione, una speranza, un imperativo. Per Massimo Costa è il giorno della presentazione del programma. Un programma che verrà raccontato a puntate. La prima oggi, nella sede del comitato elettorale, dove il candidato si presenta col microfonino all’orecchio. Sullo schermo allo spalle, passano i punti del progetto per cambiare Palermo.
Costa ha voglia di provocare. Annuncia che concederà qualche notizia ai cronisti. Mentre tra le sedie non c’è la politica. O meglio, i partiti che sostengono l’ex presidente del Coni. Fa capolino, a metà della conferenza, Francesco Scoma. C’è anche Mario Milone. Ma la presenza è discreta. La scena è tutta per il candidato. Che qualche “bordata”, in effetti, la lancia.
“Posso dire già oggi che, una volta eletto, cancellerò l’inutile privilegio delle auto blu. Tutti i rappresentanti delle istituzioni andranno a lavoro con la propria macchina, come gli altri cittadini. Ai miei colleghi amministratori regalerò una bicicletta”. Poi, qualche prima rivelazione sull’identikit della giunta: “Confermo che non saranno presenti nell’esecutivo – dice Costa – persone che hanno svolto il ruolo di amministratori negli ultimi vent’anni. E posso annunciare che almeno la metà degli assessori saranno donne”. Certo, prima bisognerà anche trovarla la gente disposta a fare l’assessore della giunta-Costa, come lui stesso scherzosamente ammette, quando dice: “Il mio stipendio da sindaco non sarà superiore ai duemila euro. E lo stesso sarà – aggiunge – per tutti gli assessori. Voglio vedere se adesso ci sarà in giro tutta questa voglia di entrare nella mia giunta… Siccome so però – prosegue Costa – che gli stipendi sono fissati per legge, la parte eccedente i duemila euro verrà versata in un fondo che useremo per le vere emergenze della città”.
Ma, come detto, ecco il programma delle cose da fare. Tutto in quelle quattro lettere. La prima “v” sta per “volenterosa” (le altre per “ingegnosa”, “vivibile”, “attraente”). “Una città che deve mettere grande volontà e coraggio per cambiare”. E il cambiamento sarà difficile, forse anche traumatico: “Sappiamo già adesso – dice Costa – che riceveremo critiche. Anzi, noi siamo pronti ad accettarle, e farle diventare dei suggerimenti utili per modificare in corsa il nostro programma. Solo gli stupidi non cambiano idea”.
È un Costa diverso da quello della prima conferenza al Politeama. Più pacato nei toni, più concentrato sulle cose da fare. E anche più disponibile all’apporto dei partiti, cui fa spesso riferimento. E soprattutto, prova a cancellare con un passaggio veloce nel suo discorso lo scetticismo per alcuni toni delle sue prime conferenze, considerati da diversi osservatori, eccessivamente “messianici”: “Per Palermo – dice Costa – non esiste un redentore. Nessuno può portare da solo a termine il cambiamento. Palermo non ha bisogno di un sindaco, ma di mille sindaci”.
E un accenno, a dire il vero, Costa lo fa anche ai sindaci del passato: “Il cattivo funzionamento dell’amministrazione – spiega – per noi tutti è diventato un alibi. Qualcuno scarica le colpe su Cammarata, qualcun altro su Orlando. Ma noi dobbiamo pensare al futuro”. E il futuro comincia da una razionalizzazione delle funzioni della burocrazia comunale: “Dobbiamo rimappare i servizi comunali, proporremo la Carta dei servizi, istituiremo una linea verde e un ufficio reclami. E prevederemo – aggiunge – un indennizzo monetario per i cittadini in caso di ritardi o inefficienze dell’amministrazione. Cosa che ci ‘obbligherà’ a verificare le responsabilità dei dipendenti”. Ma non si tratta di un attacco ai lavoratori del Comune, precisa Costa, dipendenti che “vanno rimotivati, reimpiegati in maniera utile. Ridisegneremo la pianta organica e muteremo le loro abitudini”, in un palazzo che deve diventare “di vetro, trasparente. Non avremo segreti, dietro i segreti c’è il malaffare. E noi vogliamo essere controllati, a garanzia della nostra onestà”.
Ma a “complicare” le buone intenzioni, c’è il peso enorme di un bilancio comunale disastrato. E Costa non si sottrae ai numeri: “C’è un buco da 95 milioni, a cui andranno aggiunti 25 milioni di maggiori spese. E i debiti fuori bilancio ammontano a circa 300 milioni. Questa è la situazione, solo per quest’anno. Inutile dire che è gravissima”.
Ed è proprio prendendo spunto dalla grave situazione di Palermo, che Costa rilancia una frecciata già indirizzata nei giorni scorsi ai rivali candidati: “La situazione delle partecipate – spiega – potrebbe rappresentare un’emergenza sociale di portata enorme. Proprio per questo motivo, chiedo che non si faccia campagna elettorale su questo tema. Semmai – ecco l’invito – sediamoci tutti attorno a un tavolo, e proviamo a trovare soluzioni comuni”.
Senza dimenticare gli altri cittadini: “La famiglia resta – dice Costa – l’organizzazione di base della nostra società. Ma sappiamo che non ci sono risorse, e anche in quel settore dovremo razionalizzare”. Quindi, ecco l’attenzione per gli anziani: “Con l’agenzia della terza età punteremo sulle energie anche degli over 80, che hanno molto da dare a questa comunità”, l’idea di una “casa per i clochard, da creare in qualche immobile dismesso, così da dare un tetto a queste persone”. E non possono mancare gli animali. Che diventano “fisicamente” protagonisti della conferenza di Costa quando entra in scena “Rafa”, una cagnetta trovata di fronte alla sede del comitato e “adottata” dallo staff di Costa. Rafa viene portata in sala, in perfetto stile da convention americana, per prendersi le carezze di Costa, che dopo un po’, però, deve affrontare “il tema più importante: quello del lavoro. Considerato da Piero Grasso – dice Costa – il vero antidoto alla mafia. E io faccio mie queste parole”. Ma questo non si tradurrà “in assunzioni per chiamata diretta. Anzi, posso dire che con me sindaco non ce ne sarà nemmeno una. Se in futuro – spiega – dovessero esserci risorse per nuove assunzioni e la necessità di farle, si procederà attraverso l’antico concorso pubblico”.
Già, sistema vecchio, ma lavori nuovi. Perché nel passaggio del suo intervento in cui Costa fa riferimento alla formazione professionale, cala una tripletta di “professioni del futuro”, attualmente poco note: “L’assistente sociale per social network, il personal brander, l’agricoltore verticale”.
Sarà. Al loro fianco, però, Costa immagina di ricreare la figura di un “custode della scuola”, che consenta anche di tenere gli istituti aperti nel pomeriggio. E per completare il puzzle, ecco il riferimento alle donne: “Che devono essere messe nelle condizioni di esprimersi totalmente, e per questo ho pensato a una consulta che si occupi di pari opportunità” e gli immigrati: “Un mio assessore avrà una specifica delega per i rapporti con le comunità straniere”.
Insomma, una commistione di elementi tradizionali e altri fortemente innovativi, nella “prima puntata” del programma di Costa. “Il rischio che la gente non capisca? Io credo che i palermitani siano molto intelligenti. E se, comunque, preferiranno modi più ‘tradizionali’, più statici di rivolgersi all’elettorato, è giusto che votino gli altri candidati”.
E sullo sfondo, ma nemmeno tanto, i partiti che sostengono Costa. Gli stessi che hanno sostenuto a lungo la gestione Cammarata: “I leader mi hanno assicurato – precisa Costa – che i partiti peseranno come una piuma. Ed è stata la politica a cercare me, a sposare il mio progetto”. A dire il vero, quella “politica” ha cambiato nel giro di pochi giorni facce e nomi, da quelli di Mpa e Terzo polo, a quelli dei partiti del centrodestra: “Per qualcuno, fino a un po’ di tempo fa, ero la migliore persona possibile. Ora sono il peggiore. Si tratta di bugie, in entrambi i casi. Non sono il migliore, e non sono il peggiore. Io sono una persona normale, che cerca di risolvere i problemi”. Il problem solver, insomma, è ancora lì. Ma il “Messia”, da oggi, non c’è più.
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