08 Giugno 2010, 13:28
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Presidente, da ieri lei è la nuova guida dell’Ordine dei giornalisti siciliano. A seguito di elezioni sulle quali pesa, però, un esposto alla Procura da parte del presidente uscente Franco Nicastro, che lamenta tentativi di controllo sulla tornata elettorale.
“È giusto che sia stato presentato l’esposto, perché se ci sono dei dubbi su eventuali irregolarità, se c’è stato qualcuno che ha cercato di intorbidire le acque, la magistratura deve fare chiarezza. Io, dal canto mio, ho vissuto le elezioni a Palermo, e posso dire di non avere visto niente di irregolare”.
L’elezione di Vittorio Corradino a presidente, con cinque voti su quattro all’interno del Consiglio appena uscito dalle urne, da subito ha suscitato delle polemiche.
“A quelli che hanno sollevato polemiche in seguito alla mia elezione, devo dire che le regole non le ho inventate io. Sono sempre state queste, e devono andare bene anche quando i risultati risultano non essere graditi. La normativa dice che il presidente viene eletto dal Consiglio regionale, chi ha la maggioranza all’interno dei nove consiglieri viene eletto presidente. Non ho fatto nulla di strano per avere i cinque voti necessari, è stato tutto limpido”.
Alla fine, però, chi ha messo assieme il maggior numero di voti alle elezioni, si trova ad essere minoranza nel Consiglio che l’ha eletta presidente.
“Questo ha solo a che fare con equilibri interni al Consiglio. Semmai si potrebbe ragionare sul modificare le modalità elettive in senso maggioritario, dove chi è il più votato va a fare il presidente. Io sono sempre stato aperto al colloquio e al dibattito, e cercherò di agire assieme alla parte del Consiglio che non mi ha votato. Ho un grande rispetto delle istituzioni, tanto da pensare che l’Ordine venga prima delle contrapposizioni di parte”.
Ci sarà da faticare per fare ritornare il sereno?
“Spero di riuscire a pacificare le acque all’interno dell’Ordine, dopo anni di conflitti che ne hanno bloccato l’attività. C’è poi da risanare il rapporto con l’Ordine nazionale, perché non è possibile che non ci sia dialogo tra la Sicilia e Roma”.
Di fatto, nella sua elezione tre dei quattro pubblicisti presenti nel Consiglio hanno avuto un ruolo preponderante. E ciò non sembra essere stato accolto con favore.
“Non esistono consiglieri di serie A e di serie B, non c’è alcuna contrapposizione del genere. Siamo tutti, chi con più voti e chi con meno, espressione della volontà delle categoria. Parlare in questi termini di maggioranza e minoranza è fuori dal tempo. L’importante è essere aperti al dialogo, e non tenere delle posizioni precostituite”.
Quali sono le problematiche inerenti alla professione giornalistica che le destano maggiori preoccupazioni?
“Quello del precariato è forse il maggiore problema che investe la categoria, naturalmente non solo in Sicilia. Io affronterò la questione con gli strumenti che sono propri dell’Ordine, ovvero di un ente di diritto pubblico, avviando indagini ad hoc. Non si può però allo stesso tempo confondere l’Ordine con l’ufficio di collocamento. Purtroppo non sono in grado, non è nei miei poteri, di trovare un lavoro a chi ha la sfortuna di essere senza un contratto”.
Ma di concreto, cosa si sente di potere assicurare?
“Una cosa la possiamo fare, e verrà fatta: il controllo degli elenchi, con la conseguente cancellazione di chi non esercita la professione. Non è una cosa difficile da fare. Forse negli anni passati questi controlli non sono stati fatti accuratamente, perché non c’è stata la volontà politica di farlo da parte di chi ha guidato l’Ordine”.
In che stato di salute versa il giornalismo?
“La categoria va rivalutata. E dobbiamo pretendere che sempre e comunque vengano impiegate dalle varie testate le persone che hanno a che fare veramente con la professione, non chi non c’entra niente”.
Una professione che si sente sotto attacco, anche alla luce del decreto sulle intercettazioni che è al vaglio del Senato.
“È facile attaccare una categoria che ha perso autorevolezza. Bisogna ridare dignità al lavoro giornalistico. È semplice fare leggi contro la professione giornalistica, quando il politico di turno pensa che è facile comprare i favori di un giornalista. Purtroppo noi tutti abbiamo fatto poco per difenderci”.
Si può configurare un rapporto proficuo tra giornalisti ed editori?
“Per fare ciò servirebbe una maggiore coesione della categoria, per chiedere che la professionalità di qualunque giornalista venga rispettata sempre e comunque. Il “principio di colleganza” purtroppo è stato lettera morta, va rilanciato”.
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08 Giugno 2010, 13:28