16 Giugno 2015, 18:35
2 min di lettura
PALERMO – L’occasione era quella di una conferenza stampa romana per presentare il rapporto Enac con il ministro Graziano Delrio e il presidente del Senato Pietro Grasso. Palermitano come il presidente dell’Enac, Vito Riggio. Che rivolto alla seconda carica dello Stato, ha detto, a proposito degli investimenti necessari negli aeroporti italiani: “Noi non tollereremo ritardi e rinvi, e cominceremo dalla nostra città e dal nostro aeroporto”. Parole che non sarebbero state troppo gradite dai vertici della Gesap. Riggio fa spallucce e manda un avviso chiaro e semplice alla società di gestione dell’aeroporto Falcone e Borsellino: “Ho l’obbligo di far rispettare un contratto di programma. Ci facciano sapere come reperiranno le somme necessarie agli investimenti per i quali si sono impegnati”.
Presidente Riggio, nutre delle perplessità sulla possibilità di Gesap di realizzare gli interventi sull’aerostazione?
“Ufficialmente hanno presentato solo il progetto di bilancio che il cda non ha ancora approvato. Ma sappiamo che c’è un attivo di due milioni e mezzo prima delle tasse. Dopo i noti fatti di Helg hanno rinunciato alla privatizzazione, che invece avevano annunciato, e ora ritorna in piedi la questione su quali interventi urgenti si devono fare e con quali risorse”.
Ricordiamo quali sono questi interventi urgenti?
“L’avviso è che c’è un nucleo di interventi tra cui il rifacimento della parte superficiale delle piste, sono circa otto milioni di interventi, e la messa in sicurezza dell’aerostazione in base alla nuova legge antisismica, una spesa di circa 40 milioni. Servono in tutto una cinquantina di milioni per interventi non più procrastinabili. E siccome bisogna fare i progetti, approvarli, fare la gara, e così via, ogni ritardo ulteriore potrebbe penalizzare l’aeroporto. Ricordo che questi interventi sono contenuti in uno specifico contratto di programma stipulato da Enac e Gesap e poi andato in un decreto interministeriale”.
Quali sarebbero le conseguenze di un ritardo?
“Il contratto in vigore nel novembre 2013 prevede una serie di sanzioni. Anche perché si autorizza a riscuotere dalle compagnie aeree una tariffa che dal novembre 2013 ha portato a incassare la società 12 milioni in più, ma solo se si realizzano questi interventi. Siccome la via della privatizzazione è stata scartata, allora l’alternativa è ricapitalizzare o chiedere un finanziamento alle banche come ha fato Catania. Noi vogliamo sapere cosa fa Gesap”.
La strada può essere quella di una ricapitalizzazione da parte degli azionisti?
“Gli azionisti sono tutti pubblici e hanno vincoli finanziari. Io a dire la verità non ho capito il nesso tra l’arresto di un socio pubblico per flagranza di corruzione e il rifiuto di vendere. Quando erano stati nominati gli advisor. La situazione è molto delicata e il mio dovere è quello di spingere per avere risposte. Se ci si ostina a mantenere il sistema della gestione pubblica attraverso le partecipate locali anche quando gli enti hanno problemi di liquidità, questa è una valutazione che si lascia agli enti di governo, ma io ho l’obbligo di fare rispettare il contratto di programma”.
Pubblicato il
16 Giugno 2015, 18:35