15 Novembre 2017, 17:49
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PALERMO – “Questi sono per tizio, glieli fai avere… una borsa piena di soldi… per Panicola”, ha raccontato Giuseppe Grigoli. In realtà i soldi erano per “chiddu… Matteo Messina Denaro” e a consegnarli sarebbe stato Gianfranco Becchina, colpito stamani da un sequestro patrimoniale eseguito dalla Dia di Trapani su richiesta del pm di Palermo Calogero Ferrara. Altre volte Becchina il denaro lo avrebbe consegnato dentro una busta recapitata alla Atlas cementi: “… 80, 100 mila euro in tagli talmente piccoli che Panicola disse dove li metto tutte ste cose”.
Grigoli è stato il braccio economico di Matteo Messina Denaro, l’uomo del business della grande distribuzione targata Cosa nostra. Ad un certo punto si era sparsa la voce che avesse iniziato a parlare con i magistrati. E Vincenzo Panicola, marito di Patrizia Messina Denaro, sorella del latitante, fu incaricato di capire quale contromisura da adottare. In ballo, forse, c’era addirittura l’ipotesi estrema di eliminare Grigoli. Poi, arrivò il diktat di Matteo: “Non toccatelo, perché se parla può fare danno”.
Ora di Grigoli, il quale non ha mai avuto lo status di collaboratore di giustizia, spuntano tre verbali finora inediti. Ha riferito notizie inedite sul ruolo svolto in favore del capomafia ricercato raccontando di aver ricevuto, tra il 1999 ed il 2006, soldi che gli sarebbero state consegnate periodicamente da Becchina.
Becchina avrebbe preso il posto dell’anziano boss Giacomo De Simone che, fino al 1999, gli aveva dato il denaro per il padrino di Castelvetrano. La consegna delle buste avveniva sempre presso gli uffici delle aziende di Grigoli dove Becchina si presentava improvvisamente, evitando di fissare appuntamenti per telefono.
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15 Novembre 2017, 17:49