20 Giugno 2014, 15:35
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CATANIA – La città etnea potrà assegnare i beni confiscati alla mafia. Con 26 voti favorevoli (su 26 presenti) sia della maggioranza che dell’opposizione – ancora una volta decisiva, come ha fatto notare il capogruppo di Grande Catania, Giuseppe Castiglione – il Consiglio ha approvato il regolamento che permetterà alle numerose strutture che appartenevano alla criminalità organizzata di essere affidate e gestite. Una votazione bipartisan a sottolineare la condivisione dell’intera assemblea cittadina che, nonostante abbia presentato alcuni emendamenti, non ha mai dato segnali di voler trasformare in “tribuna politica” la discussione sull’argomento. Come ha evidenziato l’assessore alla Legalità, Rosario D’Agata che ha presentato la delibera in aula. “Occorre dare una sede a chi opera sul territorio con fini sociali – ha spiegato l’assessore che ha sottolineato la “grande intuizione del legislatore nazionale” nel fare una legge “che noi abbiamo recepito”.
D’Agata ha anche illustrato i criteri che hanno contraddistinto l’atto, massima trasparenza, legalità e concertazione e sottolineato come i beni saranno assegnati tassativamente alle categorie stabilite dal legislatore con il decreto legislativo del 2011. “Possono richieste la concessione – ha detto – solo alcune associazione che abbiano finalità di realizzare attività sociali sul territorio”.
Il Regolamento, 17 articoli in totale, recepisce dunque la normativa nazionale e prevede l’assegnazione dei beni per finalità istituzionali al Patrimonio del Comune che li può gestire in proprio o affidarli a titolo gratuito. Un modo per restituirli alla comunità. Oltre la pubblicazione e aggiornamento frequente, il regolamento prevede anche l’istituzione di uno sportello beni confiscati, le modalità di concessione, i criteri per l’assegnazione – che non potrà mai superare i 10 anni – le modalità di selezione e di controllo delle attività da parte di un’apposita Commissione formata da un dirigente del Patrimonio (Presidente), da un dirigente dei servizi sociali (componente) e da un professionista esterno.
Stabilisce anche quali debbano essere i requisiti dei richiedenti l’assegnazione e gli obblighi del concessionario tra cui è previsto quello di stipulare una polizza assicurativa, effettuare la custodia e la manutenzione dell’immobile, sostenere le spese per le utenze, trasmettere annualmente l’elenco dei soci e i bilanci e, ovviamente, essere in regola con la normativa antimafia. Nel caso di beni non assegnati, il documento prevede che questi possano essere utilizzati per fini di lucro, vincolando però gli eventuali ricavi a spese per utilità sociale. Secondo il documento, infine, i beni non potranno essere assegnati a organo di governo che sia costituito da parenti di dipendenti sino al quarto grado, motivo questo per cui la terza municipalità si è astenuta nel dare il parere.
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20 Giugno 2014, 15:35