Beni confiscati alla mafia |L’Anm contro Caruso

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06 Febbraio 2014, 15:01

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PALERMO – “Destano sconcerto e preoccupazione le dichiarazioni attribuite al Direttore dell’Agenzia Nazionale dei beni confiscati, secondo cui nella gestione dei beni confiscati si sarebbero costruiti vitalizi da parte di alcuni, che gestirebbero i tre quarti dei beni confiscati ‘con discutibile efficienza e senza rispettare le disposizioni di legge'”. E’ quanto si legge in una nota della giunta palermitana dell’Anm che definisce “fuorviante la rappresentazione di un inesistente conflitto tra magistrati ed altre istituzioni”. Ieri il il direttore dell’Agenzia per i beni confiscati, Giuseppe Caruso, ha parlato della situazione in Sicilia in audizione alla commissione Antimafia. “I magistrati della sezione misure di prevenzione ed i loro collaboratori – dice ancora la nota dell’Anm – operano in difficili condizioni nell’attività di restituzione al circuito della legalità dei patrimoni illecitamente accumulati dalle organizzazioni criminali e da Cosa Nostra in particolare, conseguendo risultati di assoluto rilievo e di altrettanta efficacia”. “Chiunque ricopre incarichi istituzionali, – aggiunge la nota – soprattutto di particolare rilievo, ha il dovere di denunciare i fatti illeciti di cui abbia conoscenza alla competente autorità giudiziaria e dovrebbe astenersi dal rilasciare dichiarazioni pubbliche non supportate da elementi di riscontro, che si traducono in una oggettiva delegittimazione dei magistrati e dei loro collaboratori, con conseguente appannamento dell’immagine degli stessi ed indebolimento dell’azione di contrasto alla criminalità da loro condotta, ancor più preoccupante in un momento in cui sono particolarmente avvertiti i rischi per la sicurezza e per l’incolumità individuale”. “La sinergia tra le istituzioni – conclude la nota – é il primo e più efficace strumento di contrasto alla criminalità organizzata”.

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06 Febbraio 2014, 15:01

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