Cappellano Seminara: | “Attacco da Caruso”

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03 Marzo 2014, 20:25

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PALERMO – Era stato uno dei principali obiettivi delle critiche mosse dal prefetto Giuseppe Caruso. Gaetano Cappellano Seminara, uno dei più noti amministratori giudiziari, non le manda a dire.

Convocato dalla Commissione parlamentare antimafia in visita a Palermo, l’avvocato Seminara risponde per le rime bollando come “sorprendenti e gravi” le parole di Caruso che guida l’Agenzia per i beni confiscati. Le definisce “un ingiustificato attacco alla sua persona e a tutto il sistema dell’amministrazione giudiziaria”. Caruso aveva sostenuto che alcuni amministratori avrebbero “usato a fini personali” i beni confiscati, incassando “parcelle stratosferiche” e mantenendo incarichi nei consigli di amministrazione delle stesse aziende confiscate.

Se tutto ciò è vero perché, gli aveva risposto la presidente della Commissione, Rosi Bindi, Caruso nulla avrebbe fatto per bloccare la macchina operativa, ma si sarebbe limitato a sostituire alcuni amministratori solo alla scadenza naturale dell’incarico? Ne era venuto fuori un atto d’accusa nei confronti della gestione di Caruso, alla guida dell’agenzia dal 2011, con la conseguente decisione di spostare i lavori della Commissione in Sicilia. La presidente Bindi aveva visto nelle parole del prefetto addirittura un rischio di delegittimazione della stessa autorità giudiziaria.

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Cappellano Seminara ripercorre davanti alla Commissione gli anni trascorsi a gestire 37 misure giudiziarie: “Ho sempre operato nel pieno rispetto del perimetro di azione concesso dalle normative all’amministratore diudiziario e nell’ambito di un confronto puntuale e trasparente con il giudice delegato alla Misura di trevenzione, il Tribunale e con l’Agenzia nazionale raccogliendo plausi per il mio operato”.

Poi, una risposta dura all’accusa di essere un professionista dalle parcelle d’oro: “Ho presentato una parcella lorda di 7 milioni di euro per 15 anni di lavoro durante il quale ho amministrato, insieme ad un team di 30 collaboratori, 32 società e ho accresciuto il valore commerciale degli asset a me conferiti a 1,5 miliardi di euro. Nel periodo di gestione giudiziaria i soli beni aziendali giunti a confisca hanno prodotto ricavi per oltre 280 milioni di euro, attestando così il costo della gestione giudiziaria a circa il 2,50% dei ricavi. Giova inoltre ricordare che dalla liquidazione disposta dal Tribunale, interamente corrisposta con fondi del patrimonio confiscato, ne è derivata a mio carico, in favore dell’Erario una imposizione fiscale di complessivi euro 4.248.281 pari al 60% del lordo percepito”.

 

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03 Marzo 2014, 20:25

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