Beni confiscati inutilizzabili| Orlando scrive al Prefetto - Live Sicilia

Beni confiscati inutilizzabili| Orlando scrive al Prefetto

Il sindaco ha inviato una lettera a Francesca Cannizzo per l'emergenza abitativa. Sono 1.100 le famiglie in lista, 9.800 aspettano un alloggio popolare ma Palazzo delle Aquile deve fare i conti con limiti normativi e beni confiscati o comunali che cadono a pezzi.

Emergenza abitativa a Palermo
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PALERMO – Non di sola emergenza rifiuti vive Palermo. Nell’elenco delle criticità che affliggono il capoluogo siciliano c’è anche quella dell’emergenza abitativa che riguarda ad oggi 1.100 famiglie, per non parlare delle 9.800 che sono in lista per ottenere una casa popolare. Un problema, quello dell’alloggio temporaneo o permanente, che in città sta raggiungendo livelli di guardia e che ha spinto il sindaco Leoluca Orlando a inviare una nota al Prefetto Francesca Cannizzo.

Una lettera che, in dieci punti, spiega le iniziative messe in campo da Palazzo delle Aquile per fronteggiare il problema: dal social housing all’edilizia economica e popolare, dal contributo alloggiativo alla messa a disposizione dei beni confiscati alla mafia. Un pacchetto di iniziative che in realtà deve fare i conti con enormi problemi, nonché con limitazioni normative. “Quello dell’emergenza abitativa e delle emergenze sociali ad essa connesse – dicono in una nota Orlando e l’assessore Agnese Ciulla – è uno dei temi su cui maggiore è l’attenzione dell’Amministrazione fin dall’insediamento, nell’ottica di dare risposte quanto più possibile rispondenti all’emergenza e allo stesso tempo individuare soluzioni progettuali di medio-lungo termine”.

Ma se è vero che Sala delle Lapidi ha per esempio approvato il Peep, ovvero il piano che prevede la riqualificazione di immobili nel centro storico e di ex aree industriali grazie all’intervento di cooperative che godono di finanziamenti regionali, è anche vero che il bando per il centro storico non è ancora stato pubblicato e che quello per il resto della città è quasi andato deserto. Così come ci sono enormi criticità che riguardano i beni confiscati alla mafia, che spesso e volentieri sono fatiscenti, ipotecati, al centro di contenziosi, senza vetri o rubinetti, a volte persino inaccessibili. Il Comune, per intervenire, dovrebbe spendere ingenti somme: basti pensare che in un anno e mezzo nemmeno un bene confiscato è stato destinato all’emergenza abitativa. E quelli che potrebbero esserlo, dopo i lavori, si contano sulle dita di una mano. “Ogni quattro mesi stiliamo una graduatoria provvisoria dell’emergenza abitativa – spiega l’assessore Ciulla a Livesicilia – ma al momento nessun bene confiscato è pronto per essere consegnato. Li abbiamo passati in rassegna uno per uno, ci siamo recati sui luoghi per verificarne le condizioni ma alcuni sono disastrati”.

Non stanno meglio i beni di proprietà del Comune che possono essere utilizzati per l’accoglienza temporanea: se alcuni sono funzionanti, altri sono stati abbandonati a se stessi per anni. “Alcuni locali sono stati ristrutturati ma manca l’impianto elettrico – dice la Ciulla – in altri mancano i rubinetti e i vetri, oppure sono fatiscenti. I beni confiscati non sono messi meglio: abbiamo per esempio una palazzina di cinque piani, che però è uno scheletro. In più c’è stato un blocco dei cantieri del Coime che ha rallentato le operazioni di recupero. Inoltre la vera risposta a questa emergenza sono le politiche attive del lavoro: chi ha uno stipendio può pagarsi la casa. Sembra scontato, ma va detto specie alla luce della prossima programmazione europea”. Venerdì scorso si è anche tenuto un vertice in Comune con le commissioni competenti, ma senza grandi risultati.

Il problema più grande, però, è rappresentato anche dalle norme. Il Decreto del Fare, per esempio, impedisce alle Regioni a statuto speciale di cedere beni di proprietà dello Stato (per lo più edifici militari) ai comuni per l’emergenza abitativa, mentre in altri casi il sequestro agisce sulle società immobiliari ma non sui singoli appartamenti, che poi vengono affittati a privati dall’amministratore giudiziario. Per non parlare degli sfratti per morosità che sono sempre più frequenti. Se l’emergenza abitativa ha una lista che viene aggiornata ogni quattro mesi (la prossima sarà a febbraio) e prevede alloggi temporanei di quattro anni rinnovabili, le case popolari sono invece definitive ma dal 2008 a oggi, secondo il Comune, ne sono state assegnate pochissime.

“E’ necessaria una modifica normativa sugli sfratti, che superi la logica emergenziale del blocco – si legge nella missiva del Comune al Prefetto – va modificata la fiscalità per immobili utilizzati per locazioni con canoni sociali. Si ribadisce, inoltre, la necessità di interventi normativi a sostegno di edilizia popolare e convenzionata anche attraverso la riconversione di aree industriali e degradate, senza consumo di suolo”. Il Comune ha chiesto anche una norma regionale per l’autorecupero degli immobili pubblici, un tavolo tecnico che coinvolga anche la Regione e un collegamento del tavolo tecnico con la cabina di regia nazionale su Emergenze e nuove povertà, istituita presso il ministero delle Politiche sociali.

 


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