Beni confiscati, sei idee sul Pnrr: c'è il supermarket di Santapaola - Live Sicilia

Beni confiscati, sei idee sul Pnrr: c’è il supermarket di Santapaola

In ballo ci sono 250 milioni di euro per le otto Regioni del Meridione
COMUNE DI CATANIA
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CATANIA – “Aspettiamo di presentare i progetti, noi ci stiamo lavorando”. Sui fondi del Pnrr a Catania qualcosa si muove. Almeno nel settore dei beni confiscati alle mafie. L’assessore Michele Cristaldi preferisce attendere la presentazione dei progetti, ma intanto al Comune di Catania vengono nominati il responsabile del procedimento e il progettista, col mandato di mettere su carta le sei idee dell’amministrazione comunale. Tra le quali quella di trasformare un supermercato che fu di Nitto Santapaola e che dal 1999 aspettava di essere utilizzato.

Al terzo piano dell’edificio di via Monte Sant’Agata 6, a un passo da via Etnea, dovrà nascere, intanto, un ufficio pubblico per i beni confiscati, rivolto al terzo settore e ai cittadini, come previsto da una delibera del Consiglio comunale datata 2014. Adesso, in quel bene tolto alla criminalità organizzata, il municipio ci tiene documenti, lo usa come archivio.

Non c’è niente, invece, ai civici 3 e 5 di viale Castagnola, nel quartiere di Librino. Lì c’è una bottega confiscata nel 2014 a Orazio Buda, cugino del boss Orazio Privitera del clan Cappello, finito nei guai più di una volta. Prima nell’ambito dell’operazione Prato verde e poi nel blitz Sipario di marzo 2021. Di Buda si è parlato non solo perché gestiva il chiosco della villa Pacini, affidatogli dal Comune, ma anche perché – sempre a seguito di un appalto della passata amministrazione comunale – lavorava nella gestione delle spiagge libere comunali. In viale Castagnola, dove una volta c’era un centro scommesse con bar annesso e oggi ci sono solo degrado e sporcizia, i fondi Pnrr dovranno fare nascere “un centro aggregativo di prossimità per i minori del quartiere”.

In via Castello Ursino, tra i civici 35 e 37, c’è una bottega che una volta era un’agenzia di onoranze funebri. È stata confiscata a Natale D’Emanuele, boss di Cosa nostra, parente di Nitto Santapaola, controllava il business del caro estinto. Quell’immobile “che non è stato utilizzato a causa del pessimo stato di manutenzione”, nelle idee della direzione Patrimonio potrebbe diventare un “centro per la prevenzione della marginalità sociale”.

In via Anapo 16 c’è uno spazio di 642 metri quadrati confiscato a Nitto Santapaola a novembre 1986 e trasferito al Comune di Catania il 12 novembre 1999. Ai tempi, il valore di quell’immobile (e dello spazio di poco più di 90 metri quadrati al civico 18) era di mezzo miliardo di lire. Un’enormità tolta direttamente al padrino di Catania, come la casa di San Gregorio in cui venne ammazzata sua moglie. “Da supermercato della mafia a supermercato sociale” è il titolo del progetto al quale Palazzo degli elefanti sta lavorando in questi giorni.

Alla Baia dei Mori del Villaggio Cielo Azzurro, alla quarta strada di Vaccarizzo, sul mare della Playa di Catania, c’è una villetta confiscata nel 1999. Fino al 2017, stando ai documenti del Comune, risultava occupata. Oggi è in abbandono e, se il municipio otterrà il finanziamento, diventerà un “centro educativo per minori e una colonia marina sociale”. A San Giorgio, infine, in contrada Telegrafo vecchio, c’è un terreno in stato di abbandono che potrebbe diventare un’area verde e uno spazio giochi all’aperto per i bambini del quartiere.

Per le otto Regioni del Mezzogiorno d’Italia, ci sono in ballo 250 milioni di euro di fondi da destinare esclusivamente al recupero di beni confiscati alla mafia. Soldi che sono stati al centro, pochi giorni fa, di una conferenza stampa organizzata dalle associazioni I siciliani giovani e Arci Catania di fronte alla casa di Santapaola. “Un’occasione straordinaria di sviluppo e di lotta concreta al potere mafioso. Un’occasione che però rischia di andare sprecata”, aveva detto Matteo Iannitti in quella occasione.


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