13 Settembre 2013, 06:25
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PALERMO – I numeri potrebbero essere da maxi processo. Il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio di 41 persone accusate di avere organizzato una mega truffa ai danni degli automobilisti palermitani. Come? Taroccando le colonnine dei distributori di benzina. I reati contestati vanno dall’associazione per delinquere alla truffa, dal riciclaggio alla frode in commercio, all’evasione dell’Iva.
Oggi conosciamo tutti i nomi degli indagati per i quali il pubblico ministero Vania Contrafatto nelle scorse settimane ha chiesto il rinvio a giudizio: Fabio Albano, Antonino Algozzino, Marco Anzelmo, Nicolò Bargione, Luigi Bompasso, Mario Bompasso, Giovanni Caccamo, Gioacchino Caravello, Francesco Catalfamo, Luciano Composto, Salvatore Costanzo, Giuseppe D’Angelo, Pietro D’Angelo, Brigida D’Aquila, Ottorino Di Carlo, Angelo Di Maggio, Giovanbattista Di Stefano, Giuseppe Dieli, Erasmo Drago, Antonino Gambino, Giuseppe Gambino (classe ’66), Giuseppe Gambino (classe ’74), Carmelo Genovese, Diego Guardì, Pasquale Impellizzeri, Emilio La Monica, Alessandro Lo Nardo, Giuseppe Mancino, Simone Marcianò, Francesco Giuseppe Marfia, Giuseppe Matranga, Davide Montagna, Ivan Montagna, Rosario Montagna, Salvatore Polizzi, Giuseppe Randazzo (classe ’78), Giuseppe Randazzo (classe ’88), Giovanni Razete, Andrea Virzì, Giovanna Zampardi.
Secondo l’accusa, per anni, dodici pompe di benzina sparse per la città avrebbero erogato meno carburante di quanto risultasse sul display delle colonnine. Un grande imbroglio reso possibile, è questa l’ipotesi accusatoria, dalla complicità di alcuni dipendenti delle ditte incaricate dalle compagnie petrolifere di effettuare la manutenzione nei distributori. Le compagnie sono parte offesa nell’inchiesta partita nel 2009 da un esposto dell’Eni.
Le mente della banda sarebbe stato Bargione, esperto di sistemi elettronici e ideatore del meccanismo per nascondere un’erogazione di benzina inferiore del 10 per cento rispetto al reale. Suoi bracci operativi sarebbero stati Costanzo e Razete. Negli ultimi periodi, prima che la truffa venisse smascherata, ad azionare il sistema che interferiva sul display era la lucina di un’edicola votiva dedicata a padre Pio. A scoprirlo i finanzieri del Gruppo di Palermo che intervennero negli impianti Agip di via Galilei 98, viale Strasburgo 236, via Sampolo 5, piazza Vanni, viale Regione Siciliana 775 e via Autonomia Siciliana angolo via Sampolo, in quelli Q8 di corso dei Mille 87 e piazzetta Passo di Rigano, alla Ip di via Galilei 98 e via Leonardo da Vinci 374/b, e alla Erg di via Messina Montagne e via Papa Sergio. Impianti allora chiusi e che, dopo i sequestri, hanno riaperto sotto la gestione di nuovi proprietari totalmente estranei all’inchiesta.
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13 Settembre 2013, 06:25