03 Ottobre 2011, 19:41
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“Il Pd deve andare avanti con Lombardo”. Antonello Cracolici ha difeso, davanti alla direzione nazionale del Pd, la linea dell’alleanza con Lombardo. Anzi, ha rilanciato, chiarendo una volta e per tutte la posizione espressa a più riprese: “Serve un governo coerente con questa alleanza politca”. Ovvero, serve il governo politico.
Dall’altra parte della “staccionata”, invece, Giuseppe Lupo, “spalleggiato” dal segretario del partito Pierluigi Bersani e dal capo della segreteria politica Maurizio Migliavacca: “Il sostegno a Lombardo passi da una consultazione degli iscritti del Pd”. Alla direzione nazionale del Pd si è consumato così “lo strappo” (ma Renzi e Faraone non c’entrano…) tra il segretario e il capogruppo all’Ars Antonello Cracolici. E lo spartiacque, anche stavolta, è stato il governatore autonomista. E il suo governo.
La dichiarazione di Bersani
“L’impegno del partito nella regione – ha detto Bersani – é stato coerente con la strategia nazionale, mirata alla costruzione di un’ampia alleanza politica tra forze moderate e progressiste per gestire uno sforzo costituente di cui il paese ha assoluto bisogno. I passaggi intermedi di costruzione del progetto – ha aggiunto – anche se problematici e complessi, non possono essere contraddittori rispetto all’obiettivo strategico. Così come è evidente che solo una democratica verifica elettorale potrà mettere il sigillo conclusivo al successo del progetto”. Il segretario del Pd ha concluso questo passaggio dando la propria disponibilità, condividendo le proposte del segretario regionale Giuseppe Lupo anche su un’ampia consultazione della base su questa linea, a partecipare ad una grande assemblea di tutti i circoli siciliani per avviare il processo di coinvolgimento capillare di iscritti ed elettori nelle forme che verranno decise dagli organismi del partito. Insomma, se bisogna o no continuare con Lombardo, deve essere “la base” a dirlo.
Cracolici: “Sicilia, terra del 61-0”
Di diverso tenore l’intervento di Cracolici che ha innanzitutto ricordato come la Sicilia sia la terra di quel 61-0 inflitto dal centrodestra, “simbolo della umiliazione per diverso tempo”.
“In questo pezzo d’Italia che appariva senza alcuna speranza di cambiamento – ha proseguito Cracolici – in questi mesi grazie al ruolo assunto dal Pd siciliano abbiamo ottenuto un risultato straordinario: li abbiamo sconfitti, li abbiamo cacciati dalle stanze del potere, per la prima volta li abbiamo resi fragili. E tutto ciò non è avvenuto per gli effetti della loro crisi nazionale, ma per le contraddizioni che abbiamo fatto esplodere in Sicilia; non per un golpe, ma grazie ad una azione politica che abbiamo portato avanti alla luce del sole, ad iniziare dall’aula dell’Assemblea Regionale Siciliana”.
“Nessun ribaltone”
Nessun “ribaltone”, quindi, secondo Cracolici. Anzi. L’operazione politica del Pd ha ottenuto l’obiettivo di relegare all’opposizione quegli uomini e quei partiti che da anni governano in Sicilia. Per questo, il capogruppo dichiara, con un certo rammarico: “Mi sarei aspettato più considerazione e comprensione sulla sfida complessa e difficile che stiamo vivendo in Sicilia, invece ho sentito ostilità, giudizi basati sul pregiudizio che caratterizzano troppo spesso, anche al nostro interno, la lettura dei fatti siciliani magari per utilizzarli nei giochi dei posizionamenti nazionali tra le varie anime di questo partito”.
I meriti di Lombardo
Al di là delle ipocrisie, quindi, ecco lo spaccato di un Pd in conflitto sul sostegno a Lombardo. Una tensione esplosa, ad esempio, nel recente caso della mozione di censura all’assessore regionale alla sanità Massimo Russo. Insomma, nessuna “sciagurata” decisione, nessun “patto col diavolo” nell’alleanza con Lombardo, che è il presidente della Regione “che i siciliani hanno scelto con oltre due terzi di consenso”. Anzi, proprio la presenza di Massimo Russo nel governo, secondo Cracolici, è uno dei segni evidenti della volontà di sconfiggere “quella sanità della ‘mafia bianca’ che fino al giorno prima aveva fatto gridare allo scandalo l’Italia e per la quale ricordo c’è un presidente della Regione in galera per via di una condanna importante”. Azioni che sono riuscite, secondo Cracolici, nell’intento di abbattere il deficit della Sanità. Gli altri meriti di Lombardo? Quello di aver messo mano al sistema dei rifiuti e au maxi-progetti sui termovalorizzatori. Interventi che “sono andati esattamente nella direzione indicata dal Pd. E lo ha fatto con un governo regionale del quale fanno parte uomini e donne con una storia di legalità importante, e la stragrande maggioranza di essi non ha votato Lombardo come presidente”.
“Abbiamo scommesso – ha proseguito Cracolici – sulla rottura tra Lombardo e parte del suo ex mondo, e abbiamo avuto ragione. L’Mpa lo scorso 14 dicembre, pagando anche il suo prezzo, ha votato la sfiducia al premier ed ha ritirato il proprio sottosegretario dal governo nazionale”.
Il “presidente indagato”
Sulla posizione scomoda del “presidente indagato”, invece, Cracolici ha detto: “Lombardo è stato innanzitutto indagato attraverso alcuni giornali, e poi è stato emesso un ordine di cattura a mezzo stampa. C’è un piccolo particolare: nessuna sede giudiziaria aveva preso decisioni in tal senso. Ma il Pd, consapevole della delicatezza della situazione e sapendo di muoversi su un terreno minato, ha agito fin dal primo momento con cautela e prudenza, ci siamo dati come parametro di riferimento lo statuto del nostro partito, ovvero in caso di rinvio a giudizio per fatti di mafia avremmo interrotto qualunque collaborazione.
La vicenda – ha aggiunto – è andata avanti per oltre un anno, tra sussurri e indiscrezioni, tra voci di imminenti ‘rivelazioni’, tra quanti avevano sempre qualche notizia di prima mano sulla assoluta certezza di un coinvolgimento per mafia di lombardo. E invece… invece gli stessi vertici della Procura di Catania hanno prima stralciato la posizione di Lombardo rispetto agli altri indagati dell’inchiesta ‘Iblis’, non ritenendo sufficienti gli elementi per un rinvio a giudizio per mafia, e poi hanno derubricato l’accusa di violazione della legge elettorale. Ad ogni modo – ha concluso – posso chiedere, senza voler stilare una graduatoria sulla gravità dei reati, di rimettere le nostre valutazioni al pronunciamento di un giudice terzo?”.
Le conquiste del Pd
Tornando alla politica, poi, Cracolici ha rivendicato la “svolta storica” dell’elezione di un sindaco del Pd (l’alcamese Scala) alla presidenza dell’Anci. In vista delle amministrative, poi, secondo Cracolici il “Terzo Polo in Sicilia dichiara di volersi alleare con il PD nella prossima tornata elettorale. Cosa dovremmo fare? Rompere l’alleanza alla Regione perché, come qualcuno dice, abbiamo rinunciato all’alternativa? Ma di quale alternativa si parla? L’alternativa di chi sceglie di candidarsi non ad essere minoranza, ma ad essere minoritari?”.
“Con Sel e Idv si perde. Entriamo nel governo”
Quindi, ecco l’affondo. Cracolici chiede di spazzare via ogni ipocrisia e dice: “E’ impensabile giocare su due tavoli, immaginando un’alleanza col Terzo Polo per le prossime amministrative e un disimpegno rispetto all’alleanza di governo alla Regione. Se vogliamo l’alleanza alle prossime elezioni, non possiamo che iniziare dal rafforzare quella che già c’è, alla Regione. E non è colpa nostra se all’Ars non sono presenti rappresentanti di Sel e Idv, dal momento che alle scorse elezioni non hanno superato la soglia di sbarramento. Ci si illude che potremo vincere le prossime elezioni con il “nuovo Ulivo”? Forse nel resto del Paese, non certo in Sicilia. Il Pd può essere un partito forte se innanzitutto appare credibile e affidabile. Io, e con me tanti, non mi rassegno a riconsegnare le chiavi della Sicilia al peggior centrodestra d’Italia. E non credo che quello che faremo, se ci riusciremo, servirà solo alla Sicilia. La mia opinione, sulle alleanze, è chiara: andiamo avanti con l’accordo politico, i tempi sono maturi. E un accordo politico, per definizione, non può che includere un’intesa sul governo regionale nel quale abbiamo il dovere, a questo punto, di metterci la faccia”.
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