Caro Biagio, la tua mano magra ci avvicina a Dio

Caro Biagio, la tua mano magra ci avvicina a Dio

Ognuno con i propri dolori che incredibilmente si mischiano, finché il dolore tuo diventa il mio e non capisco più quale linea di confine ci separa.
IL RICOVERO E LA SPERANZA
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2 min di lettura

(Leggiamo tanti commenti social su Biagio Conte e sulla vicenda che mette ansia. Questo è uno dei più forti e abbiamo scelto di pubblicarlo).

Da quando ho letto questa notizia, dedico minuti della mia giornata a Fratel Biagio.

Ci penso spessissimo… quasi a voler convincermi che andrà tutto bene.

Spesso faccio un altro pensiero.

Dall’altro lato della barricata.

Penso ad un infermiere che deve fargli un prelievo.

Ad un chirurgo che potrebbe operarlo.

Ad un altro medico che deve definire una terapia farmacologica.

Ad un oss, che deve assisterlo.

Ad un collaboratore che pulisce le camere, che deve entrare e lo vede.

Cosa provano tutti questi a vedere un Santo (perché questo è), su un letto di ospedale… privato non di averi e beni (che non ha mai voluto avere), ma privato della possibilità di fare ciò che gli da un senso: assistere il prossimo.

Chissà come tremano le mani a toccare una siringa, a sfiorare quelle braccia così magre, cosi provate dal digiuno e dalla povertà.

Come quando hai un tesoro tra le mani, fragile e potente allo stesso tempo, e devi maneggiarlo con cura.

Gli operatori sanitari entrano per far il loro lavoro.

Ed escono diversi da quella stanza.

Escono con le lacrime agli occhi e il cuore pieno di dolore e di infinito amore.

Entrano per applicare protocolli di medicina, ed escono dicendo preghiere.

Iniziano con la scienza e finiscono con la fede.

Anche quelli che non credono.

Commossi dal profondo senso di umanità e stima che si smuove nei loro stomaci, che credevano forti e capaci di guardare in faccia i dolori altrui.

E mentre una statua della Madonna piena di fiori e rosari occupa quall’ angolino dove tutta l’ umanità si inginocchia chiedendo grazie e perdono, chiedendo miracoli e forza per affrontare la sofferenza, Biagio sta lì… ad essere ancora un esempio di vita e di coraggio.

Una ragazza giovane, infermiera, gli accarezza la mano.

Lui la alza e la posa sul suo viso così giovane ma pronto ad aiutare tutti, per lavoro ma anche per missione.

Entrambi hanno scelto di assistere il prossimo ed essere strumento di misericordia.

In modo diverso, ma identico nella sostanza.

Tra di loro si capiscono.

Eccola la mano di Dio che si manifesta agli uomini.

Magra, usurata, piegata dal dolore.

Si torna a lavoro, si torna a combattere.

Tutti.

Ognuno con i propri dolori che incredibilmente si mischiano, finché il dolore tuo diventa il mio e non capisco più quale linea di confine ci separa.

Insieme, come Gesù ci ha insegnato sulla croce. (Serena Vacante)


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