Biagio, ultime notti al freddo | Le anime buone di Palermo

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17 Gennaio 2018, 21:58

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Le anime buone di Palermo alla fine si sono contate. Hanno salito le scale, lassù, alle Poste di via Roma, dove un uomo testimoniava il freddo, la fame e la speranza, con l’arma friabile del suo corpo. E l’hanno convinto a tornare giù.

Stasera, la scalinata trabocca di figure: sono i ragazzi e le ragazze, del mondo cattolico, di quello musulmano, delle associazioni, che hanno rotto gli indugi e si sono manifestati.

Dopo otto giorni di digiuno, Biagio Conte sta per porre fine alla protesta che l’ha condotto fino alle soglie del pericolo di vita. L’hanno scritto sulla pagina facebook della Missione ‘Speranza e carità – la sua missione – con le sue parole che rincuorano: “Sento di continuare questo momento di preghiera, digiuno e opere fino alla giornata di venerdì dopo la quale aspettando quello che il Signore mi indicherà cercherò di attenzionare fratello corpo sostenendolo con dei liquidi, delle vitamine, degli zuccheri e delle proteine in forma liquida”.

Era tornato per strada, il missionario laico, con tutta la durezza della sua caparbietà, contro l’indicibile. I clochard morti a Palermo. Amor spirato tra via Crispi e via Guardione, dopo altri due compagni di sventura, il giorno di Capodanno. E una città che aveva affermato il peccato dell’indifferenza, voltandosi dall’altra parte. Non più uomini, ma vuoti a perdere, sotto il cielo e sotto le stelle.

E da lì, Fratel Biagio non si era mosso più, affrontando un paio di malori acuti che hanno provocato l’arrivo dell’ambulanza. Ma poi, la parte più luminosa di una capitale infettata dal cinismo si è ricordata di possedere una risorsa di umanità. In tanti hanno percorso quelle scale, giorno dopo giorno, per recuperare una felicità del contatto e dello sguardo che era stata dimenticata. E Biagio Conte ha deciso: entro venerdì tutto sarà finito.

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Ha avuto anime buone al suo fianco, l’uomo che molti anni fa abbandonò una famiglia, i soldi e una Cinquecento rossa per trasformarsi in un’anima col saio che dorme sui cartoni.

Riccardo Rossi, giornalista, che vive tra Napoli e Catania. Lui ha curato la comunicazione con tutti i giornalisti di qui, avvertendo, raccontando, mandando preziose immagini. Ciccio Russo, il medico della Missione che, a forza di curare casi impossibili, è ormai un primario da marciapiede: un onore nato dalla generosità. Joseph, il ragazzo dell’Etiopia che dorme un po’ tra i locali di via Archirafi e via Decollati. Spesso vive notti all’aperto. Di lui dicono che sia capace di rovesciare il male in bontà. E un altro clochard, salvato dai volontari, che ha vegliato con una sedia di fortuna.

Altre anime si sono manifestate stasera, con l’intenzione di restare vicine, di non abbandonare. Nella calca si scorgono Vincenzo Ceruso della Comunità di Sant’Egidio, Pino Toro, dell’Ail, l’Associazione italiana contro le leucemie. Le scale le hanno salite, intorno alle otto di sera, pure il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore alle Politiche sociali, Giuseppe Mattina.

E adesso, nei dintorni delle Poste, è tutto un sorridere e un abbracciarsi per il pericolo scampato, come se si fosse vinta una finalissima. Ma il cammino è solo all’inizio. Biagio Conte l’ha sussurrato con parole irrevocabili che sono diventate un post su facebook: “Invito tutti a mettere in pratica il servizio verso il prossimo con un’iniziativa molto bella e cioè quella che ognuno possa adottare un povero, un disoccupato, un senza casa, un disabile, un immigrato, un nucleo familiare”.

Tornando verso la redazione, si scorgono altre figure. Il ragazzo che dorme nell’abitacolo della macchinetta che scatta foto, per riscaldarsi. Più in là, quasi ogni giorno, davanti alla chiesa di San Pietro e Paolo, c’è la signora Maria, con il cuore ferito da un dolore che nessuno sa. Aspettano sguardi. Aspettano qualcuno che dica: tu esisti. Loro. Le anime di Palermo.

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17 Gennaio 2018, 21:58

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