Bianco glissa sul ‘supersindaco’: |”Campagna elettorale lontana”

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02 Settembre 2015, 16:16

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CATANIA – “Oggi si parla soltanto di fatti istituzionali, quando si aprirà la campagna elettorale, ne discuteremo”. Taglia corto Enzo Bianco, che non intende approfondire le polemiche sollevate in questi giorni dall’omologo di Belpasso, Carlo Caputo, in merito all’ipotesi che possa essere il sindaco di Catania a guidare ad interim  la Città metropolitana etnea. Anche il primo cittadino di Pedara, il dem Antonio Fallica, intervistato dal nostro giornale ha sollevato qualche criticità, connessa più che altro all’opportunità che il capo della nuova entità sia contemporaneamente alla guida di una amministrazione comunale. “Non voglio confondere il piano politico con quello istituzionale”, sottolinea ancora Bianco a LiveSicilia: “Al momento stiamo lavorando ad altro”.

In cantiere c’è infatti una manovra che se portata a buon fine ridisegnerebbe di netto la geografia e la storia dell’Isola. L’ingresso cioè di Niscemi, Gela e Piazza Armerina nell’appena nata Città metropolitana (il sito dell’ex Provincia porta già questa dicitura). Nei prossimi giorni i consigli comunali dei tre paesi saranno chiamati a esprimersi su un evento che sin da ora è da ritenere tutt’altro che trascurabile. Intanto, i tre sindaci, accompagnati da Enzo Bianco, hanno presentato oggi a Palazzo degli Elefanti il loro sogno nel cassetto.

<p>Enzo Bianco illustra i possibili nuovi confini della Città metropolitana.</p>

In perfetto stile Renzi, nella Sala Giunta era ben visibile la mappa della nuova Città. Il colpo d’occhio offerto dalla “super Provincia” rischia di far paura a ragusani e siracusani, che si vedranno circondati dalla Città metropolitana targata CT. In numeri si tratta di una popolazione che potrebbe toccare di qui a breve il milione e 230 mila cittadini: “Con l’eventuale loro ingresso – guarda avanti Bianco – la nostra Città metropolitana, che è già la settima del Paese, diverrà uno dei poli più vitali del nostro Paese, sia in termini economici che sociali”.

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La questione confini, tuttavia, non è nuova. Già lo scorso anno i cittadini si erano espressi in favore dell’adesione a Catania in un referendum che ha provocato un vero a proprio terremoto politico in casa di Crocetta. Pallottoliere alla mano, il 90% degli intervenuti nella consultazione si era espresso in favore di un trasloco amministrativo. Oggi, allo stesso tavolo, c’erano sindaci di diversa estrazione politica e culturale: “Si lavora oltre le differenze di colore, ma con l’unico obiettivo di dar forza ai nostri territori”, è il mantra promosso da Enzo Bianco. Nulla di strano, dunque: “La continuità territoriale c’è – spiega l’ex ministro degli Interni – e tutti i requisiti di legge sono rispettati. Scegliere per la Città Metropolitana, significa aderire ad un ente che ha più poteri rispetto ai Liberi Consorzi. Facendo massa critica, potremmo essere maggiormente rispettati a livello regionale, nazionale e, lasciatemelo dire, europeo”.

Oltre a Filippo Miroddi di Piazza Armerina e Francesco La Rosa di Niscemi, al fianco di Bianco c’era il sindaco di Gela, il cinque stelle Domenico Messinese, l’uomo che ha strappato dalla disponibilità del Presidente della Regione  il comune che ne ha segnato l’ascesa politica. C’è che quello dell’abolizione delle Province regionali è stato un cavallo di battaglia dei grillini. Quel risultato, però, è stato portato a casa dal centrosinistra regionale. Le Città Metropolitane e i Liberi Consorzi, di fatto, riempiranno il vuoto lasciato dall’uscita di scena delle vecchie entità. Istituzioni del tutto simili, o quasi, a quelle in via di sostituzione, con la grossa eccezione che i vertici non saranno più eletti dai cittadini ma da un’assemblea di secondo livello.

Intanto Messinese blinda il risultato del referendum gelese: “C’è paura del cambiamento e scalfire quanto c’è di consolidato è difficile”. Intanto l’argomento democratico, testa d’ariete delle battaglie grillino, è stato silenziato: “Per ora – sbuffa il sindaco  – qualche compromesso può essere accettato… ”. E se il lemma compromissorio fa spesso a cazzotti con la prassi a cinque stelle, il primo cittadino gelese non ha dubbi: “Sì, preferirei una elezione diretta, ma la legge è questa e va rispettata. Intanto – conclude – noi iniziamo a lavorare”.

 

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02 Settembre 2015, 16:16

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