28 Novembre 2019, 05:58
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PALERMO – Quasi 2,8 milioni di euro che, nella peggiore delle ipotesi, potrebbero diventare quasi 10 (iva inclusa). Al comune di Palermo scatta un nuovo campanello d’allarme sui conti e farlo suonare, questa volta, sono i revisori dei conti col parere sull’assestamento di bilancio che Sala delle Lapidi deve approvare entro novembre.
Una corsa contro il tempo, come è ormai tradizione, ma che d’improvviso si scopre tutta in salita. La giunta Orlando ha dato il via libera all’assestamento e al consolidato “scoprendo” entrate extra per 50 milioni di euro e un tesoretto di altri nove da usare in vario modo: dalla lotta ai topi nelle scuole alle navette Amat, passando per i teatri e le associazioni sportive.
Ma per i revisori è un altro il nodo da sciogliere e cioè gli extra costi della Rap. Da quando Bellolampo ha chiuso i battenti, Palermo porta la propria immondizia altrove: una parcella salata, se si considera che il calcolo è di 9,7 milioni sino alla fine dell’anno. La Regione, con una delibera del governo Musumeci, ha promesso un aiuto che, stando alle promesse, dovrebbe essere di ben sette milioni ma i soldi non sono ancora in cassa. Da qui la richiesta dei revisori: bisogna approvare un emendamento all’assestamento per recuperare i 2,7 milioni mancanti o, se la Regione non arriverà in tempo, coprire anche i sette per un totale di 9,7.
“Questa ulteriore misura precauzionale, chiesta dai revisori, ha spinto gli uffici a lavorare su un emendamento tecnico da sottoporre al consiglio – dice l’assessore al Bilancio Roberto D’Agostino – Confidiamo che la Regione mantenga gli impegni assunti, contribuendo alle maggiori spese sostenute da Rap e dovute ai noti ritardi sulla settima vasca, ma anche che il consiglio comunale si faccia parte diligente in questa vicenda, non determinando condizioni che mettano a rischio la tenuta dei conti della Rap”. Società che, nel frattempo, per far diminuire l’immondizia “esportata” ha ridotto a una volta a settimana il ritiro del secco non riciclabile nell’area del porta a porta.
Il parere, è bene precisarlo, è positivo: le previsioni sono realistiche, le variazioni coerenti con gli obiettivi, pareggio ed equilibrio sono garantiti. Il problema sono tre criticità: gli extra costi di Rap (che si coprirebbero con un taglio lineare su tutti i capitoli), il fondo perdite partecipate e il deficit sul Fondo crediti di dubbia esigibilità. Da qui le prescrizioni al consiglio: approvare un emendamento da 2,7 o 9,7 milioni, accantonare nel prossimo previsionale cinque milioni per Amat e 12 per Rap e soprattutto aumentare, sin dal primo gennaio, le tariffe per i servizi a domanda individuale raddoppiando l’attuale copertura. Si tratta di mense, asili, musei, impianti sportivi, cimiteri e mercati generali: dal 2020 le tariffe chieste ai cittadini dovranno raddoppiare per almeno 12 mesi, come effetto della dichiarazione di deficit strutturale.
“Un parere puntuale – lo definisce il vicepresidente del consiglio Giulio Tantillo – che certifica il rispetto degli equilibri di bilancio. Qualche perplessità la nutriamo sulla prescrizione di un emendamento per un importo di euro 2.754.684,50 oppure di euro 9.754.684,50, a seconda se lo stanziamento dei sette milioni coprirà gli extra costi . La perplessità è tutta lì perché il consiglio non è nelle condizioni di decidere e, per salvaguardare l’azienda, meglio pensare a un emendamento per l’intero importo. Rimaniamo in attesa di conoscere la manovra finanziaria nel dettaglio, ma la priorità spetta alle aziende, ai servizi e al decoro. Il resto si farà con il bilancio 2020/2022”.
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28 Novembre 2019, 05:58