06 Febbraio 2017, 06:00
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PALERMO – Se tutto andrà bene, il guaio costerà ai siciliani 370 mila euro. Ma potrebbe andare peggio. E il governo regionale lo mette nero su bianco nella relazione tecnica alla Finanziaria depositata all’Ars, parlando di possibili “effetti dirompenti”. Il “guaio” è legato al pasticcio del bando 2012 sull’agricoltura biologica. Un avviso giunto alla graduatoria finale, ma bloccato dal ricorso di una cinquantina di esclusi. La graduatoria era sbagliata. E il ricorso accolto dal Tar ha fermato tutto, compresi i finanziamenti, da un anno e mezzo. Creando così enormi problemi ai circa 8 mila soggetti inseriti nell’elenco.
Pochi giorni fa, però, il governo Crocetta “brindava”. Aveva trovato infatti la soluzione: “Abbiamo chiuso il ‘primo tempo’ – dichiaravano l’assessore regionale all’Agricoltura Antonello Cracolici e il dirigente generale del Dipartimento Agricoltura della Regione Siciliana Gaetano Cimò il 13 gennaio scorso – della complessa vicenda che riguarda i contributi per il biologico del bando 2012: è stata infatti siglata oggi la transazione con i ricorrenti che, con il loro ricorso, avevano di fatto bloccato l’erogazione dei fondi dal 2015”. Per farla breve, la Regione si è impegnata a spendere di tasca propria 370 mila euro per garantire il contributo, oltre ai soggetti inseriti in graduatoria, anche a quelli illegittimamente esclusi.
Ma ammesso che ci sia qualcosa per cui “brindare”, dopo i pasticci dell’assessorato guidato oggi da Cracolici, non è comunque ancora il momento. Perché quella autorizzazione a una nuova spesa della Regione dovrà passare attraverso il voto dell’Assemblea regionale. Dove il malumore è già evidente.
“Non capiamo – dice il presidente della commissione Bilancio Vincenzo Vinciullo – perché il governo abbia inserito in finanziaria questa norma. Che non è stata nemmeno accompagnata da una spiegazione dettagliata sui motivi per cui dovremmo autorizzare una spese del genere. E poi ci chiediamo: di che spesa si tratta? È un debito fuori bilancio? Dall’assessore Cracolici e dal dirigente generale Cimò non abbiamo ricevuto alcun chiarimento”. Semmai, lamenta Vinciullo, “abbiamo appreso tramite alcuni comunicati stampa – dice – che il problema è già stato risolto in via amministrativa dall’assessore e dagli uffici dell’assessorato. Perché allora portare questa norma a Palazzo dei Normanni? La verità, probabilmente, è una: non è stato risolto ancora nulla e quelle dichiarazioni rientrano nelle solite manfrine elettorali. Ma non si può – conclude Vinciullo – continuare ad amministrare con questo pressappochismo e questa faciloneria”.
Il pasticcio del biologico emerse anche in seguito ad alcune denunce del Movimento cinque stelle. In particolare dell’eurodeputato Ignazio Corrao e da alcuni deputati regionali. “Il governo – ha detto Corrao pochi giorni fa, commentando la notizia relativa alla transazione – ha messo una pezza doverosa, ma tardiva su un colpevole intoppo cui la Regione poteva rimediare molto prima, evitando indicibili sofferenze e perdite agli agricoltori”.
La transazione, con i 55 produttori “bio”, avrebbe l’effetto immediato di far cadere il contenzioso evitando di giungere al Cga. Il Tar, infatti, ha disposto l’annullamento del bando e dei decreti attuativi. Una sentenza che, se confermata, si tradurrebbe in un doppio danno. Da un lato, gli agricoltori vedrebbero svanire il finanziamento e anzi si vedrebbero costretti a pagare di tasca propria le spese già affrontate. Ma non solo. Quel bando finirebbe per dissolversi, e i soldi dell’Europa tornerebbero indietro. Decine di milioni di euro. Un allarme ribadito dal governo nella relazione tecnica alla legge di stabilità.
“Ciò comporterebbe per la Regione – si legge – la restituzione delle somme già erogate ai legittimi beneficiari, che in funzione del finanziamento, hanno sostenuto e anticipato spese. Per evitare gli effetti dirompenti di tale scenario – prosegue la relazione – che imporrebbe la restituzione di più di cento milioni di euro all’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea), l’amministrazione intende procedere alla stipula di un accordo transattivo”.
L’accordo però è stato già sottoscritto. Venti giorni fa, appunto. Ma la questione è tutt’altro che chiusa. L’Ars infatti dovrà dare il via libera a questa transazione. “La proposta normativa – si legge appunto nel documento che accompagna la Finanziaria – ha dunque la finalità di autorizzare l’assessorato all’Agricoltura alla stipula della transazione e provvedere alla copertura finanziaria degli oneri”. Tradotto: l’assessorato chiede all’Ars l’autorizzazione a spendere altre somme oltre a quelle previste dal bando. Una spesa in più, per mettere una pezza agli errori. Se tutto andrà bene, insomma, il “guaio” del biologico costerà ai siciliani 370 mila euro. Ma potrebbe andare molto peggio.
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06 Febbraio 2017, 06:00