‘Biondino incontrò Messina Denaro’ | Il pentito e il progetto attentati

di

24 Gennaio 2018, 06:00

2 min di lettura

PALERMO – Un vecchio verbale torna di attualità. Un pentito aveva parlato dei rapporti fra Giuseppe Biondino e Matteo Messina Denaro. Domenica scorsa Biondino è stato arrestato con l’accusa di avere preso in mano le redini del mandamento di San Lorenzo.

Figlio di Salvatore, ergastolano e uomo di fiducia di Totò Riina, Giuseppe Biondino, 40 anni, è ufficialmente incensurato. Lo arrestarono nel 2008, nei giorni del blitz Perseo, ma fu assolto e scarcerato nel 2011. Un anno prima arrivarono le dichiarazioni di Manuel Pasta. Il racconto dell’ex esponente del clan Lo Piccolo partivano dalla stagione in cui i boss discutevano di attentati. “Quatrosi (Andrea Quatrosi, un tempo reggente del mandamento di Resuttana, ndr) e Biondino Giuseppe (figlio di Girolamo e cugino di Giuseppe, ndr) – raccontava Pasta – erano molto sanguinari. Si lamentavano che Cosa Nostra era diventata troppo tenera. In sostanza voleva dare segnali a commercianti e alle istituzioni. Contrari eravamo io, Liga, Pippo Provenzano, Bartolo Genova, Andrea Luparello, reggente di Sferracavallo. Contrario era pure Gianni Nicchi. Mentre favorevoli erano Giuseppe Biondino di Girolamo, Andrea Quatrosi, Gioacchinio Corso, Peppuccio Lo Bocchiaro, Giuseppe Bellino”.

Sono tutti nomi di persone da anni in carcere. Persone che all’ordine del giorno delle riunioni di allora avevano inserito il progetto per nuovi attentati: “Fino a dicembre 2009 di questo argomento si parlava e loro mi sembravano convinti di potere realizzare questi attentati. Non si è entrati nello specifico di come realizzarli, immagino con esplosivi e bazooka. Nell’ultima riunione, dopo l’arresto di Nicchi, Ino Corso (è stato il capo mandamento di Santa Maria di Gesù, ndr) prese l’argomento e disse della necessità di dare un segnale forte allo Stato”.

Pasta non partecipò al successivo incontro perché nel frattempo lo arrestarono. Non ha saputo se i boss di Palermo discussero degli attentati con quelli di altre province, ma dava per scontato che se davvero la mafia avesse voluto alzare di nuovo il tiro  “il placet di Matteo Messina Denaro” era necessario.

Articoli Correlati

A proposito del latitante di Castelvetrano Pasta aggiungeva che “Giuseppe Biondino (li Biondino arrestato domenica, ndr) aveva rapporti con Messina Denaro ed anche con la provincia di Agrigento, con Falsone (Giuseppe Falsone, capomafia di Agrigento, ndr) all’epoca libero”. Rapporti stretti tanto che “nell’estate del 2008 Biondino Giuseppe di Salvatore si allontanò tre giorni per incontrare Matteo Messina Denaro e lo disse a me e Bartolo Genova”.

Nel 2009, dunque, il padrino trapanese era in Sicilia o comunque in un luogo facilmente raggiungibile. Da anni, invece, sembra un fantasma. Le dichiarazioni di Pasta sono confluite nel fascicolo dei pubblici ministeri Luise, Picozzi e Tartaglia che ha portato all’arresto di Biondino. Si tornano a spulciare i vecchi verbali.

 

Pubblicato il

24 Gennaio 2018, 06:00

Condividi sui social