28 Ottobre 2019, 06:02
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“Non mi risulta nulla sulla programmazione di fatti di sangue”, dice Filippo Bisconti. È una delle prime domande che i pubblici ministeri rivolgono, lo scorso 15 gennaio, al neo pentito di Belmonte Mezzagno.
Cinque giorni prima dell’interrogatorio nel paese in provincia di Palermo era stato ammazzato Vincenzo Greco con una pioggia di colpi sparati con una pistola calibro 9×21.
Bisconti nulla sa dell’omicidio ma si attribuisce il ruolo di paciere in un tormentato mandamento mafioso qual è da sempre Belmonte Mezzagno: “Ho cercato di rendere il clima più sereno fra i Casella e gli antagonisti Spera-Tumminia, ho cercato di calmare gli animi… ora non ci sono da un mese e succedono già queste cose?”. Greco era genero di Rosario Casella, assassinato nel 1994.
“Nessuno ha la voglia di andarsi a fare l’ergastolo e nessuno ha voglia di andare a togliere un papà al bambino”, aggiunge il neo collaboratore di giustizia. Qualcuno, evidentemente, la pensa diversamente e si è armato per ammazzare prima Greco e poi, lo scorso maggio, il commercialista Antonio Di Liberto. La pace voluta da Bisconti fa parte del passato.
Nel verbale, pubblicato sul mensile S in edicola, Bisconti parla di altri omicidi. Si incontrò “con Michele Greco (Leandro Greco, indicato come capomafia di Ciaculli, ndr) e Di Giovanni (Gregorio Di Giovanni, boss di Porta Nuova, ndr) a Ciaculli… “. Bisognava “dare ordine perché c’era stato l’omicidio di Dainotti… è una cosa che di norma non si dovrebbe verificare se non c’è l’avallo di tutti i mandamenti invece è successo e prima di questo ce n’è stato un altro quello del Di Giacomo (Giuseppe Di Giacomno, ndr)… lui dice sarebbe opportuno mettere ordine perché qua la gente a capestro, sono tutti impazziti”.
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28 Ottobre 2019, 06:02