Blitz della polizia a Vittoria | Il racket delle cassette

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21 Settembre 2015, 10:01

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 RAGUSA – E’ in corso a Vittoria (Ragusa) una operazione antimafia della Squadra Mobile del capoluogo ibleo e della Sezione Criminalità Organizzata di Catania. Le misure di custodia cautelare in carcere sono state emesse dal Tribunale di Catania su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia del capoluogo etneo. Oltre 30 gli uomini impegnati della Squadra Mobile, del Commissariato di Vittoria e delle unità cinofile per ricerca armi ed esplosivi. Sono state sequestrate ingenti somme di denaro e assegni, probabile frutto dell’attività mafiosa. I dettagli dell’operazione verranno resi noti questa mattina alle 10.30 nella sala “Filippo Raciti” della Questura di Ragusa.(ANSA).

Aggiornamento 12.25*

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La Polizia di Stato ha arrestato a Vittoria (Ragusa) Giacomo Consalvo, di 60 anni, e i suoi due figli Giovanni e Michael, rispettivamente di 35 e 36, titolari di aziende per il confezionamento dei prodotti ortofrutticoli, con l’accusa di aver imposto alle ditte del mercato ortofrutticolo del paese cassette e prodotti per l’imballaggio, commettendo anche estorsioni. I tre inoltre avrebbero commesso i fatti con l’aggravante del metodo mafioso avvalendosi della forza dell’intimidazione derivante dalla contiguità al clan Dominante. L’operazione è stata denominata “Box”. Le indagini, coordinate dalla Procura distrettuale antimafia di Catania, durate due anni, si sono avvalse di intercettazioni telefoniche ed ambientali. Gli agenti hanno anche sequestrato oltre 450.000 euro tra contanti e titoli. I Consalvo sarebbero stati descritti anche da collaboratori di giustizia come persone di rilevante spessore nel settore delle imposizioni sul mercato e delle estorsioni. Con le loro imposizioni avrebbero falsato anche i prezzi di mercato e di conseguenza recando un enorme danno ai consumatori. Secondo quanto accertato dagli investigatori, nessuno poteva vendere cassette in legno o prodotti in plastica per il confezionamento a Vittoria. Inoltre le aziende vittoriesi non potevano comprare in altre città anche se il mercato era più favorevole. I tre erano molto uniti ma proprio durante le indagini il padre sarebbe arrivato a minacciare di morte il figlio più volte se quest’ultimo avesse venduto cassette a Vittoria perché solamente lui poteva farlo, altrimenti gli avrebbe “sparato in testa”. Numerose le conversazioni registrare tra gli arrestati, con il coinvolgimento anche di persone a loro vicine, sia in ambito familiare che professionale o sentimentale. Grazie ai racconti dei più giovani sulle azioni del padre o sugli stessi atti intimidatori da loro compiute, è stato possibile agli investigatori anche accertare come i tre avessero la possibilità di armi che avevano anche intenzione di usare contro la concorrenza. (ANSA).

 

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21 Settembre 2015, 10:01

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