Blitz contro i “Carcagnusi” |Sequestro da 65 milioni

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01 Aprile 2014, 08:54

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CATANIA – Avrebbero avuto il controllo su diversi “settori” del crimine: dalle estorsioni fino a operazioni di “speculazione” finanziaria.  La mano dei “Carcagnusi” sarebbe addirittura arrivata in alcune aziende che poi fallivano in quanto non pagavano i fornitori. Il sistema ricostruito dalla Guardia di Finanza era ben architettato ed aveva come mente criminale esponenti di spicco del Clan Mazzei e persone vicine a quello considerato dagli inquirenti il capomafia: Sebastiano detto Nuccio, figlio del boss Santo detenuto al 41bis, che al momento risulta latitante.

Le indagini, che fanno riferimento all’anno 2012, sono scattate a seguito dell’operazione Reset, che lo scorso novembre aveva portato all’arresto di 24 presunti santapaoliani, appartenenti al “Gruppo della Stazione”. In quell’inchiesta erano stati evidenziati diversi interessi della famiglia Mazzei in alcune attività economiche, in particolare per la discoteca “Boh”.

Il modus operandi, scoperto da una delicata fase d’intercettazioni tra i sodali, ha portato – per la prima volta alla Procura di Catania alla contestazione dell’aggravante con il metodo mafioso in casi di bancarotta fraudolenta. Gli importi accertati sono un milione e mezzo di euro per la Nicastro Costruzioni e 400 mila euro per l’Agricola Reatina Spa. Il meccanismo sarebbe stato suddiviso secondo precisi step: l’arruolamento dei prestanome, l’affidamento di aziende già avviate per condurle al fallimento o in alternativa imprese all’apparenza “pulite” ma in realtà già colluse, la creazione di “siti internet” in cui si promuoveva la società facendola apparire sana e ben inserita nel mercato, il contatto con i fornitori che all’inizio si pagavano regolarmente e poi, utilizzando anche con il metodo mafioso, si convincevano a non richiedere denaro e neanche le fatture. I prestanome individuati sono quattro, tra cui due donne (che non figurano tra gli 11 destinatari della misura): Letteria Di Paola e Klizia Cerbo, Carmelo Panebianco e Francesco Ivano Cerbo.

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Un circuito criminale quello scoperto dalla Guardia di Finanza in cui spicca la figura di William Cerbo. Il carismatico personaggio aveva il mito di Scarface (da qui il nome dell’operazione) tant’è che i finanzieri in un sala giochi di Catania hanno trovato un trono fotocopia a quello di Tony Montana della pellicola di Brian De Palma. Oltre a questo l’architetto che stava ristrutturando una villa ubicata nella zona della playa, riconducibile all’indagato, aveva avuto indicazioni di seguire il progetto di quella del film girato a Cuba.

Il valore del patrimonio sequestrato ammonta secondo le stime degli investigatori in 65 milioni di euro. Sigilli a società di costruzioni, ville, magazzini, al lido balneare Moon Beach e a una discoteca. Oltre alle ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 11 soggetti: c’è da sottolineare il coinvolgimento del luogotenente della Guardia di Finanza Francesco Caccamo, sospeso dal servizio e accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Il finanziere è finito dietro le sbarre.

Collegato a questa operazione l’arresto di altri 5 finanzieri finiti ai domiciliari in quanto sarebbero autori di false attestazioni e omissioni nel corso di un’operazione antidroga. Questo è emerso – hanno sottolineato gli investigatori – nel corso di un’indagine distinta al blitz Scarface.

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01 Aprile 2014, 08:54

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