Blitz En Plein 2, cimici in carcere |”Necrologio per il fratello pentito”

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19 Giugno 2018, 13:37

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CATANIA – “Papà si vergogna pure ad uscire”. Emanuele Lucio Farina lo racconta allo zio Alessandro Farina durante un colloquio in carcere. Il problema di papà Angioluccio Farina è il fratello Orazio che ha deciso di saltare il fosso e diventare un collaboratore di giustizia. Un’onta e una vergogna per la famiglia Farina, affiliata al gruppo mafioso dei Rapisarda di Paternò. Ma Alessandro Farina, detenuto e fedelissimo del boss Turi Rapisarda, rassicura il nipote che è andato a trovarlo in carcere. “Tuo padre non si deve vergognare perché lui è lui”, gli sussurra mentre le telecamere dei carabinieri immortalano la scena. Le immagini fornite alla stampa sono sfuocate (“motivi di privacy”, dicono gli inquirenti), ma bastano per capire che zio e nipote discutono animatamente di affari di “famiglia”. Fratelli e nipote sono stati arrestati nel blitz En Plein 2, scattata stamattina. 

Alessandro Farina, inoltre, avrebbe condiviso la cella con il capomafia Turi Rapisarda. E avrebbe fatto da intermediario: infatti – per gli inquirenti – la moglie, il suocero e il nipote di Alessandro Farina avrebbero inviato i messaggi ai referenti operativi a piede libero. Il ruolo di reggente ad interim sarebbe stato affidato a un volto nuovo della mafia: Vincenzo Marano, u squalu, incensurato.

Emanuele Lucio racconta ad un certo punto allo zio Alessandro Farina che il padre avrebbe intenzione di “fare i necrologi di Orazio e della moglie”. Lo zio detenuto condivide l’iniziativa del fratello Angioluccio. Sarebbe la prova che la famiglia prende le distanze dalla scelta del pentito Orazio Farina. Un po’ come è successo ad Adrano per Valerio Rosano, protagonista con tanto di foto dei necrologi affissi in tutta il paese etneo. 

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Alla fine però il necrologio non è stato affisso a Paternò. Forse per rispetto della madre divisa tra l’amore dei tre figli.  Ma la scelta di Orazio Farina di collaborare con la giustizia non doveva cambiare il potere criminale della famiglia. I Farina dovevano ancora incutere timore. O come si usa nel gergo della malavita rispetto. Ecco perché Alessandro Farina sprona il nipote “a farsi rispettare” a Paternò. Un invito – così lo definiscono gli investigatori – immortalato dalle cimici piazzate dai militari nella sala colloqui del carcere.

 

 

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19 Giugno 2018, 13:37

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