03 Agosto 2024, 07:22
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CATANIA – Era stato uno dei punti nevralgici dell’operazione dello scorso Natale. Oggi, a rileggere, quasi una profezia. Il seguito del blitz Leonidi compiuto dai carabinieri poco più di ventiquattr’ore fa ne riconsegna, intatto, il tema con la necessità di un approfondimento da riservare non tanto (e non solo) alla cronaca spicciola.
Quello “scontro generazionale” all’interno dei clan che è stato più volte richiamato in causa nella conferenza stampa di ieri al Comando provinciale di piazza Verga a Catania. E, se vogliamo, ancora di più emerge nel faldone da oltre 300 pagine trascritte nero su bianco dal Gip Carlo Cannella.
Quella netta differenza di mentalità tra “mafia tradizionale e le nuove leve dove, sia pur senza generalizzare, i primi tendono ad una gestione sobria della vita, senza dare particolarmente nell’occhio, mentre i secondi adottano uno stile di vita estremamente spregiudicato, irruente, avvezzo alla esibizione di status symbol sui social e alla vita gaudente”.
Com’è già stato ribadito, una netta dicotomia tra l’azione della vecchia mafia, quella dei grandi ovvero di coloro di restavano fedeli all’antica guardia e l’azione della cosiddetta mafia giovane.
Non sono solo etichette per farne titoli di giornale. È l’evoluzione di un approccio opposto a quello al quale si era sempre stati abituati ad assistere e che non riguarda solo l’inchiesta sul gruppo storico del Villaggio Sant’Agata.
Dai codici ai social: è una linea di demarcazione del clan Santapaola-Ercolano dal 2017 ad oggi sulla scorta delle inchieste Chaos, Agorà e Sangue blu e delle dichiarazioni dei collaboratori dei giustizia. Sembra dire poco: ma è, probabilmente, una chiave di lettura che mancava.
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03 Agosto 2024, 07:22