18 Giugno 2015, 10:29
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CATANIA – Una parte dei conti correnti in Svizzera di Mario Ciancio sono stati sequestrati. Il Tribunale di Prevenzione di Catania, infatti, in accoglimento della richiesta presentata dalla Procura Distrettuale della Repubblica, ha disposto il sequestro di ingenti somme di denaro riconducibili all’editore catanese Mario Ciancio Sanfilippo.
Sono stati sottoposti a sequestro antimafia un rapporto bancario intrattenuto da Ciancio, per il tramite di una società fiduciaria del Lichtenstein, in un istituto di credito con sede in Svizzera in cui sono depositati titoli e azioni per un valore, stimato allo stato, di circa 12 milioni di euro e, inoltre, è stata sequestrata la somma in contanti di circa 5 milioni di euro depositata presso una filiale di una banca etnea. Il sequestro è stato eseguito ieri dai Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale (ROS) Sezione Anticrimine di Catania, a cui erano state delegate le indagini penali e patrimoniali.
“La Procura di Catania – si legge nel comunicato inviato alla stampa – ha esercitato l’azione penale nei confronti di Ciancio Sanfilippo Mario per avere lo stesso, da numerosi anni, – secondo la magistratura – apportato un contributo causale a cosa nostra catanese e, per tale motivo, proprio domani si terrà la prima udienza preliminare al fine di stabilire se l’imputato dovrà o meno essere sottoposto ad un processo”.
In tale contesto “la Procura di Catania, oltre a raccogliere e riscontrare le dichiarazioni di collaboratori di giustizia ed a ricostruire complessi affari promossi dal Ciancio nei quali – secondo la magistratura – avrebbe avuto interesse la mafia, ha così delegato indagini patrimoniali che si sono spinte a ricercare anche dei fondi detenuti illegittimamente all’estero dal Ciancio. Si sono, così, individuati, tra gli altri, depositi bancari in Svizzera, alcuni dei quali schermati tramite delle fiduciarie di paesi appartenenti ai cosiddetti paradisi fiscali; gli accertamenti sono stati agevolati dalla cooperazione prestata, tramite rogatoria e in adesione ai trattati internazionali, della Procura Svizzera di Lugano, la quale ha acquisito dagli istituti bancari documentazione bancaria rilevante”.
Altre approfondite indagini sono state delegate al Nucleo di Polizia Tributaria di Catania che ha acquisito le movimentazioni bancarie e altre informazioni sulle quali il consulente del Pubblico Ministero, la società multinazionale Price Water House Coopers S.p.A. (PWC), specializzata in revisioni in bilancio, sta ricostruendo il patrimonio del Ciancio negli anni. La richiesta di sequestro urgente è stata presentata dalla Procura Distrettuale della Repubblica “nel momento in cui è venuta a conoscenza – si legge nella nota – del fatto che Mario Ciancio Sanfilippo aveva dato l’ordine di monetizzare i propri titoli detenuti in Svizzera e di trasferire il ricavato in istituti di credito italiani”.
Nella richiesta di sequestro “sono stati ricostruiti numerosi affari del Ciancio che – secondo la Procura – risultano infiltrati da Cosa nostra catanese sin dall’epoca in cui l’economia catanese era sostanzialmente imperniata sulle attività delle imprese dei cosiddetti cavalieri del lavoro, tra i quali Graci e Costanzo”.
Le indagini hanno consentito di accertare l’esistenza di una sperequazione non giustificata tra le somme di denaro detenute in Svizzera ed i redditi dichiarati ai fini delle imposte sui redditi in un arco temporale assai ampio.
LA REPLICA- Carmelo Peluso, legale di fiducia di Mario Ciancio, contattato da Livesicilia spiega che “il sequestro interviene durante il procedimento nel quale abbiamo chiesto di ascoltare il nostro consulente dott Giuffrida proprio al fine di dimostrare che tutte le legittime entrate di Ciancio siano assolutamente compatibili con quanto possiede”. “Il Tribunale -aggiunge Peluso- ha rinviato per un vizio di notifica e non ci aspettavamo che prima di ascoltare noi si procedesse ad un sequestro fondato solo sui parziali argomenti addotti dal PM per sostenere una inesistente sproporzione tra i possedimenti di Ciancio e le sue entrate”. “Reagiremo -conclude il legale- con precisione, fermezza e dovizia di documentazione”.
IL COMMENTO DEL DEPUTATO CLAUDIO FAVA. “Il sequestro antimafia di 17 milioni di euro ai danni dell’editore Mario Ciancio e la supposta provenienza illecita di quei fondi, in parte detenuti all’estero attraverso fiduciarie di copertura, sono notizie gravi perché riguardano il più potente editore del sud Italia. E la concreta eventualità di una sua compromissione mafiosa getta un’ombra sull’uso che negli anni Ciancio può aver fatto dei giornali e delle emittenti di cui, in tutto o in parte, è l’editore”.
Lo afferma il vicepresidente della Commissione antimafia Claudio Fava a proposito del sequestro disposto dal Tribunale di prevenzione di Catania nei confronti dell’editore siciliano. Continua l’onorevole Fava: «La Procura distrettuale di Catania – a cui va il nostro riconoscimento per il lavoro paziente e rigoroso che ha fatto, dopo molti anni di colpevole inerzia di quell’ufficio – ha deciso di esercitare l’azione penale nei confronti dell’editore Ciancio “per avere lo stesso, da numerosi anni, apportato un contributo causale a cosa nostra catanese”. Se quest’accusa gravissima dovesse reggere il vaglio degli altri passaggi giudiziari, dovremmo riscrivere la storia di Catania e probabilmente dell’intera Sicilia: i silenzi di certa stampa, le carriere, le speculazioni urbanistiche, le responsabilità politiche e le impunità criminali.”
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18 Giugno 2015, 10:29