18 Marzo 2017, 10:49
2 min di lettura
CATANIA – Nella terra del boom dei parti cesarei si è diffusa una patologia spesso ignorata dalle donne, che può portare a gravissime conseguenze: l’anomalia dell’impianto della placenta.
Una tematica delicata che è stata al centro del seminario internazionale organizzato da due luminari della ginecologia: Giuseppe Calì, dirigente medico dell’Unità di ostetricia e ginecologia del Civico di Palermo diretta da Luigi Alio e Giuseppe Ettore, direttore dell’unità operativa di Ginecologia e ostetricia del Nuovo Garibaldi di Catania.
“In Sicilia è accaduto negli ultimi 15 anni – spiega Giuseppe Calì a Livesicilia – un boom di tagli cesarei, questo ha comportato una conseguenza negativa, la cicatrizzazione del taglio cesareo, che ha creato i presupposti per un’anomalia dell’impianto della placenta che può avere conseguenze negative sulla gravidanza”.
Bisogna stare attenti a ogni fase di una gravidanza a rischio. “Le donne che hanno un rischio – spiega il primario Giuseppe Ettore, del Nuovo Garibaldi di Catania – devono essere sorvegliate all’inizio della gravidanza, facendo il B-test. Quando la gravidanza si impianta nella precedente cicatrice del taglio cesareo è possibile pensare di interrompere la gravidanza, se si è certi che quell’impianto potrebbe portare alla rottura dell’utero con una forte emorragia”.
In Sicilia non tutte le strutture ospedaliere oggi sono all’altezza di poter rispondere alle problematiche dell’impianto della placenta, “sono necessarie – continua Ettore – competenze e ulteriori attrezzature che non sono presenti in tutte le strutture di secondo livello della Sicilia, per cui la comunità scientifica deve assolutamente da questo convegno trarre un documento che possa servire a riprogettare i percorsi delle gravidanze a rischio e anche ad altissimo rischio per far sì che la donna venga assistita nelle strutture migliori per garantire la salute del bambino e della madre”.
Non si contano i ritardi della politica: “Aspettiamo con ansia che si possa deliberare la rete ospedaliera, con i concorsi per completare i team di un singolo reparto, oggi tutto è sostituito da incarichi precari che rendono precarie anche le competenze. Si crea un turn over eccessivo di personale che non può essere adeguatamente formato e istruito. Che faccia presto la politica – conclude Ettore – a dare alla Sicilia questo obiettivo di civiltà, di cultura e di sicurezza”
Pubblicato il
18 Marzo 2017, 10:49