Cronaca

Borgo Vecchio si ribella al pizzo: mafia, 20 arresti a Palermo VIDEO

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13 Ottobre 2020, 07:01

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PALERMO – Diciotto persone, fra imprenditori e piccoli commercianti, hanno detto basta. Basta pizzo, basta soprusi. Le loro denunce sono l’ossatura del blitz dei carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo che scuote il rione Borgo Vecchio, mandamento mafioso di Porta Nuova.

Frenare la macchina del pizzo

Per frenare la macchina del racket la Procura di Palermo (procuratore aggiunto Salvo De Luca, sostituti Amelia Luise e Luisa Bettiol) ha disposto il fermo di venti persone.

L’elenco si apre con il nome di Angelo Monti, indicato come il capo mafia del popolare rione palermitano. Un volto noto, il suo. Monti nel 2017 è tornato libero dopo avere scontato una condanna per mafia.

La festa di quartiere

Le indagini dei carabinieri del Comando provinciale, guidato dal generale Arturo Guarino, svelano i casi di estorsione, la rete dello spaccio di droga con cui le famiglie mafiose fanno cassa, ma anche il controllo della festa di quartiere. I boss decidono tutto: da chi deve vendere le bibite nelle bancarelle abusive e quali cantanti neomelodici devono esibirsi sul palco.

Il Borgo vecchio si ribella

La nota incoraggiante del blitz è senza dubbio la ribellione di massa. I carabinieri del Nucleo investigativo (l’operazione di oggi segna il passaggio di consegne fra il nuovo comandante, il maggiore Salvatore Di Gesare, e il suo predecessore Dario Ferrara che adesso guida il Nucleo investigativo di Roma) hanno raccolto le loro denunce con nomi e cognomi degli estorsori.

Le vittime, imprenditori edili ma anche i bottegai del Borgo Vecchio, hanno deciso di indicare gli uomini del pizzo. Non è mai facile farlo, specie in zone dove i presunti boss godono di una rete di protezione forte.

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L’ordine di scuderia al Borgo Vecchio era di andare a chiedere i soldi del racket a chi ha sempre pagato (“Qua ci puoi andare perché questo paga”). Con i nuovi commercianti era meglio non rischiare perché “sono sbirri”. GUARDA IL VIDEO DELL’OPERAZIONE“GRAZIE AGLI IMPRENDITORI CHE SI SONO FIDATI DI NOI” VIDEO/2

Nomi e ruoli

Nella riorganizzazione voluta da Angelo Monti un ruolo di primo piano avrebbe avuto suo fratello e “alter-ego” Girolamo, pure lui arrestato nel 2007.

Accanto a loro vengono piazzati Giuseppe Gambino, che avrebbe avuto il compito di gestire la cassa; Salvatore Guarino, già condannato per mafia, il quale si sarebbe avvalso di Giovanni Zimmardi, Vincenzo Vullo e Filippo Leto per organizzare e commettere le estorsioni; Jari Massimiliano Ingarao (nipote di Angelo Monti), indicato come il referente della famiglia mafiosa nel settore del traffico di sostanze stupefacenti, coadiuvato dai fratelli Gabriele e Danilo. GUARDA LE FOTO DEGLI ARRESTATI

Dissidi fra ultras

Le indagini fanno emergere anche un retroscena sul tifo organizzato. Lo stadio intitolato a Renzo Barbera ricade nel territorio al confine fra i mandamenti mafiosi di Resuttana e San Lorenzo-Tommaso Natale, eppure erano i vertici della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio a dettare le regole per evitare lo scontro fra ultras.

Non volevano danneggiare lo svolgimento delle partite ed evitare guai per uno storico capo ultrà, elemento di contatto fra Cosa Nostra e il variegato mondo del tifo organizzato cittadino.

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13 Ottobre 2020, 07:01

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