17 Gennaio 2013, 07:00
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PALERMO – Vai a capire l’antimafia. In un giorno che forse lo stesso Antonio Ingroia derubricherà come “paradossale”, l’ex pm incassa, in un colpo solo, gli apprezzamenti di Massimo Ciancimino, figlio del sindaco mafioso di Palermo, e l’addio di Salvatore Borsellino, fratello del giudice-simbolo della lotta a Cosa nostra. Vai a capire l’antimafia, davvero. Che eppure nelle liste di “Rivoluzione civile” darà spazio Franco La Torre, figlio di Pio La Torre, altra vittima di Cosa nostra, ed esempio della politica che decide di opporsi concretamente alla criminalità organizzata. Sarà La Torre, infatti, a correre come “secondo” nella lista della Sicilia Occidentale per la Camera dei deputati. Lo stesso Ingroia, infatti, guiderà tutte le liste siciliane. Così, gli altri “secondi” saranno Giovanna Marano (che sostituì in extremis il candidato di Sel Claudio Fava alle ultime elezioni regionali siciliane) nel collegio della Sicilia orientale per la Camera, mentre il coordinatore regionale di Italia dei Valori Fabio Giambrone sarà alle spalle dell’ex pm nella lista per il Senato.
Ma in quelle liste, non ci sarà Salvatore Borsellino.O meglio, non ci sarà il “segno” di quella presenza. Visto che lo stesso Borsellino aveva più volte annunciato di non voler tentare l’avventura personale verso il Parlamento. Ma di “sponsorizzare” la presenza di due giovani del suo movimento delle “Agende Rosse”. Si tratta, nello specifico, di Lidia Undiemi e Benny Calasanzio. “Giovani di grandi qualità – diceva pochi giorni fa Borsellino – mi auguro che possa essere dato loro il giusto posto in lista”. Ma il posto non è giusto evidentemente. Nemmeno per i due giovani delle Agende Rosse. Nemmeno per Calasanzio, anche lui figlio e nipote di due vittime di Cosa nostra. Nella lista di Ingroia si sta stretti. Vai a capire l’antimafia.Così, ecco oggi lo sfogo di Salvatore Borsellino, lasciato alle “pagine virtuali” di Facebook: “Avevo pensato di dovere aspettare la pubblicazione delle liste, e lo farò prima di prendere una decisione definitiva, ma già da oggi purtroppo posso avere sentore di quello che dovrò leggere. I due rappresentanti del mio movimento che, insieme a tanti altri giovani, mi avevamo dato la disponibilità ad essere candidati nella lista di ‘Rivoluzione Civile’ e che io avevo indicato come elementi di punta per il loro curriculum, per le loro qualità intrinseche e per l’impegno e la passione sempre profusa nelle attività del nostro movimento, non hanno trovato posto nella lista di Antonio Ingroia se non posposti, e non di poco, ad altri nomi sia di politici che della società civile”.Insomma, i due ragazzi di Borsellino sarebbero finiti troppo indietro nelle liste.E la critica del fratello del magistrato ucciso dalla mafia, però, va oltre la semplice “collocazione” dei candidati. E finisce per diventare un atto d’accusa contro i “metodi” utilizzati per la formazione delle liste di Ingroia, non ancora chiuse, a dire il vero. Secondo Borsellino, infatti, i politici inseriti nell’elenco dei candidati sarebbero stati scelti “in base alle contrattazioni di vecchio stampo tra i partiti componenti la lista”, mentre i soggetti della cosiddetta “società civile” sarebbero stati individuati “ in base alla notorietà ed alla visibilità mediatica che non sempre coincidono con l’impegno civile.
A questo punto, – prosegue Borsellino – con rammarico e pur sempre riservandomi di giudicare con maggiore attenzione le liste una volta che saranno pubblicate, debbo purtroppo anticipare che difficilmente potrò confermare il quell’appoggio che, dopo alcune perplessità iniziali, avevo dato alla lista di ‘Rivoluzione Civile’. Probabilmente qualcuno era interessato unicamente alla mia candidatura e una volta venuta a cadere questa ipotesi e dopo che io ho preteso con forza una smentita che pure è tardata ad arrivare, non ha ritenuto di volere dare fiducia a questi giovani. Giovani che pure hanno sempre profuso il loro impegno civile anche – ecco l’ultima frecciata di Borsellino – a sostegno di quei magistrati che, continuando a indossare la loro toga vanno in cerca della Verità e della Giustizia”.Quindi, Borsellino sbatte la porta e va via. Portando con sé le aspirazioni dei giovani candidati mancati. Più o meno nelle stesse ore, invece, Massimo Ciancimino esprimeva la propria preferenza per Ingroia, rispetto all’altro magistrato-candidato Piero Grasso. Mentre Sonia Alfano, altra vittima di Cosa Nostra, garbatamente respingeva l’invito a candidarsi giunto dall’ex pm: “No, grazie. Resto in Europa”. Un “no” giunto dopo le voci che vedevano la stessa Alfano vicina a un impegno nella lista del Megafono di Rosario Crocetta. In quel caso, il presidente della Regione commentò, tra il serio e il faceto: “Con Beppe Lumia e Nicolò Marino, c’è già tanta antimafia nella mia lista”. Insomma, quando si parla di candidature, anche tra “antimafiosi” si sta stretti. Vai capire perché.
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17 Gennaio 2013, 07:00