29 Settembre 2016, 17:25
1 min di lettura
PALERMO – Voleva i soldi, “un contributo per il sostentamento delle monache in Argentina”. Così Pietro Paolo Masaracchia, in cella con l’accusa di essere il capomafia di Palazzo Adriano, si rivolse a un rivenditore di materiale edile.
“Sinistra fantasia”, la definiscono i carabinieri che pochi giorni fa hanno azzerato ciò che resta delle famiglie mafiose di Corleone e dintorni. Masaracchia aveva fatto capire all’imprenditore che era meglio che smettesse di scaricare la sua merce in cantiere. A meno che non si fosse deciso a pagare.
L’imprenditore non ha pagato e si è rivolto ai militari. Prima, però, gli hanno bruciato un escavatore. Circostanza che lo aveva convinto a cercare informazioni. In paese altri imprenditori sapevano che Masaracchia non era nuovo a richieste di denaro. Un giorno si presentò in ufficio un geometra comunale. Uno che, annotano gli investigatori, da un lato ha presentato denunce contro esponenti di Cosa nostra e dall’altro sarebbe “assiduo” frequentatore di Vincenzo Pellitteri, considerato il braccio destro di Masaracchia.
Il geometra aveva messo in relazione l’incendio dell’escavatore e la visita del presunto capomafia in azienda “per conto” delle monache argentine. A quel punto, sentendo puzza di bruciato, l’imprenditore decise di rivolgersi ai carabinieri.
Pubblicato il
29 Settembre 2016, 17:25