15 Giugno 2020, 14:13
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Mentre la normalità scorre nell’inquadratura del “grande fratello” installato dal Gico delle fiamme gialle entrano alcune scene che inchiodano gli indagati dell’operazione Shoes. Sul mensile S in edicola sono pubblicate le immagini in esclusiva. Un’inchiesta di puro fiuto: intercettazioni, appostamenti, filmati. Ore e ore in sala ascolto. Nelle orecchie dei militari del Goa passano migliaia di intercettazioni. Imparano a conoscere il timbro della voce, le flessioni del tono, l’accento. E anche a decriptare i nomi in codice della droga: “scarpe”, “carburanti”, “motorini”, “maglie”, “pneumatici”, giornate di lavoro”, “documenti”, “autovetture”, “telefoni”, “lampadine”.
La fantasia non manca. Ma sono soprattutto le calzature la “password” per aprire “stupefacenti” trattative. La polvere bianca proviene da Napoli. Il canale “partenopeo”, d’altronde, è collaudato. Emerge in decine d’inchieste l’alleanza criminal-commerciale tra catanesi e campani. Forse, questo legame con la terra del Vesuvio, fa conquistare a Giuseppe Vasta lo pseudonimo di Bakù, come una nota piazza di spaccio di Scampia.
A marzo 2017 i Vasta-boys organizzano l’acquisto di un grosso quantitativo di cocaina. Si discute di prezzi e quantità. Catello Gargiullo spiega i dettagli dell’affare a Bakù. Ci potrebbe essere un modo per risparmiare qualche soldo.
Gargiullo: Ti volevo dire che io sono stato al marcato di Napoli per vedere il fatto delle… di quelle scarpe della Fila
Vasta: eh
Gargiullo: eh.. hanno dei bei cartoni
Vasta: Sì
Gargiullo: a 31 e 5 (allude alla somma di 31.500 euro, ndr) se vuoi fare… devi venire qua però
Vasta: e portati qua che prezzo vengono?
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15 Giugno 2020, 14:13